Sistema Sesto, dopo le prescrizioni controlli sui conti internazionali

by Sergio Segio | 6 Marzo 2013 8:45

Loading

Sono gli ultimi sviluppi della maxi inchiesta condotta dalla Procura di Monza sull’intreccio tra affari e politica nell’ultimo decennio di amministrazioni di centrosinistra della ex Stalingrado d’Italia. Se l’architetto Sarno si è visto nei giorni scorsi respingere la richiesta di patteggiamento, che la Procura ha ritenuto «non congrua», il processo al cosiddetto «sistema Sesto», che vede al centro la figura di Filippo Penati, si è scontrato con le nuove norme introdotte dall’ultimo governo tecnico in tema di corruzione.
Le novità  legislative contenute nel decreto firmato dal ministro della Giustizia Paola Severino hanno fatto cadere la scure della prescrizione sui reati di concussione contestati relativamente al recupero dell’area delle ex acciaierie Falck. Secondo le accuse, agli imprenditori interessati a recuperare l’area dismessa più grande d’Europa sarebbero state richieste tangenti per miliardi di lire prima, e milioni di euro dopo, da pagare alla politica. Processo definitivamente morto per i tre uomini delle «coop edilizie rosse»: gli emiliani Omer Degli Esposti, Francesco Agnello e Giampaolo Salami.
Secondo le tesi dei pm Franca Macchia e Walter Mapelli, i tre sono i responsabili delle cooperative edilizie che sarebbero stati imposti dalle giunte sestesi a chiunque fosse interessato ad investire sull’ex Falck, e la ex Marelli. «Il braccio armato del partito», le aveva definite davanti ai magistrati il costruttore Giuseppe Pasini, uno dei grandi accusatori del sistema. Personaggi che, nel caso di Salami, compaiono nella vicenda già  nel 1999, secondo quanto riferiva ai pm l’ex uomo di fiducia della famiglia Falck, l’ingegnere Achille Colombo.
Caduti i reati Falck, si alleggerisce la posizione dello stesso Penati, che aveva chiesto il giudizio immediato, e che perciò va a processo il 13 maggio con parte della accuse già  prescritte, oltre a quella del suo ex braccio destro Giordano Vimercati, e dell’altro imprenditore Piero Di Caterina, che con le sue dichiarazioni alla Procura ha dato lo spunto all’indagine. Restano le accuse sulle vicende di Sitam, il sistema di trasporto urbano attorno al quale sarebbero state pagate mazzette da Di Caterina mascherate da finanziamenti agli allora Democratici di sinistra. Si va a giudizio a giugno (anche se il tribunale riunirà  probabilmente tutti gli imputati in un unico procedimento) anche per i presunti reati di corruzione di incaricato di pubblico servizio per la gestione della società  autostrade Milano Serravalle. Accuse contestate, oltre che a Penati e Sarno, e ai manager di Codelfa spa (la società  che ha realizzato i lavori della terza corsia della Milano-Genova) Bruno Binasco e Norberto Moser, a Massimo Di Marco e Gianlorenzo De Vincenzi, in qualità  rispettivamente di amministratore delegato e dirigente della società  autostradale acquisita dalla Provincia di Milano nel 2005, all’epoca della presidenza Penati.
Trasferito a Milano per incompetenza il filone sui presunti finanziamenti illeciti ricevuti da Penati tramite l’Associazione Fare Metropoli. Tra gli imputati, anche l’ex presidente di Banca Popolare di Milano Massimo Ponzellini, e l’imprenditore pugliese Enrico Intini, legato a Massimo D’Alema. Dunque in tutto sono 10 gli imputati rinviati a giudizio in varie tranche processuali, compresi Penati, l’ex dirigente della Provincia di Milano Antonino Princiotta, che aveva chiesto l’immediato come il primo, e l’architetto Sarno, che nelle ultime settimane avrebbe fatto «parziali ammissioni» di fronte ai pm di Monza, già  definito dal Tribunale del riesame come «uomo di sistema», una sorte di faccendiere la cui collaborazione era rivolta al «ceto politico di riferimento», ossia il centrosinistra.
Federico Berni

Post Views: 164

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/03/sistema-sesto-dopo-le-prescrizioni-controlli-sui-conti-internazionali/