Si indaga per istigazione al suicidio Il giallo del cda e la fuga di notizie

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SIENA — Diventa un legal thriller la vicenda della fuga di notizie sulla causa per 1,2 miliardi di danni mossa dal Montepaschi alle banche estere Nomura e Deutsche Bank. La guerra legale tra istituti avrebbe innescato un meccanismo che potrebbe aver stritolato David Rossi, il capo della comunicazione di Mps suicidatosi mercoledì sera.
Ieri pomeriggio i pm Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso hanno ascoltato l’amministratore delegato Fabrizio Viola, giovedì era toccato al presidente Alessandro Profumo, mercoledì notte al direttore finanziario, Bernardo Mingrone. Testimonianze necessarie per capire come si siano svolte le ore successive al consiglio di giovedì 28 febbraio in cui Mps decide di scatenare la battaglia legale contro le banche.
Quel consiglio doveva rimanere blindato, tanto che all’ordine del giorno viene scritta solo l’azione di responsabilità  contro gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. L’ufficio comunicazione di David Rossi viene escluso dal flusso informativo. La segretezza è fondamentale: l’atto deve essere presentato a Firenze l’indomani mattina, per bruciare sul tempo Nomura, con cui Mps ha ingaggiato un duro braccio di ferro negoziale sul derivato Alexandria, costato centinaia di milioni di perdite. Il timore, fondato, era che Nomura presentasse a Londra una «causa di accertamento» per stabilire dove far svolgere il procedimento. La tempistica è fondamentale: a decidere è il tribunale del posto in cui viene depositato il primo atto. E in Gran Bretagna per aprire una causa basta un fax. Qualcuno però passa la notizia all’esterno e finisce sul Sole 24ore. Un vantaggio per Nomura, che comunque viene bruciata da Mps, che deposita l’atto a Firenze alle 8.30 del mattino.
Chi ha violato il segreto? Lo stesso giorno Viola presenta un esposto per insider trading, con elementi che spingono i pm martedì 5 a perquisire i consiglieri (non indagati) Lorenzo Gorgoni e Michele Briamonte ma senza esiti positivi, a quanto sembra. La sera del consiglio Rossi aveva cenato con Profumo e Mingrone in un ristorante in cui il cellulare non prendeva, secondo i due manager, che avrebbero tuttavia riferito di telefonate di Rossi durante la cena. Il quadro comunque non è ancora chiaro né si sa quando Rossi abbia appreso delle cause, se quella notte o il venerdì mattina. I tabulati telefonici aiuteranno le ricostruzioni. Anche per questo i pm hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio contro ignoti.
Da quel momento però sono cominciate a circolare voci velenose che mettevano in relazione Rossi con l’ipotesi di insider trading, fatto che al momento non appare fondato. I pettegolezzi avrebbero aggravato lo stato psicologico di Rossi, già  «depresso» e «preoccupato» dopo la perquisizione subìta il 19 febbraio per il sospetto che avesse in qualche modo tenuto contatti con Mussari e Vigni, e la sensazione di essere stato in qualche modo sfiduciato dai nuovi manager, che invece anche giovedì hanno ribadito «piena fiducia». Rossi comunque non era indagato ma soltanto testimone nell’inchiesta.
Ieri intanto il gip di Siena ha confermato la custodia cautelare per Gianluca Baldassarri, ex responsabile dell’area finanza di Mps. E sui pericoli dei derivati nella vicenda Mps è intervenuto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Grazie a «una netta discontinuità  nella gestione aziendale» in Mps, ha detto, è «sostanzialmente venuta alla luce la natura strumentale» di alcune operazioni finanziarie «essenzialmente volte a coprire perdite su prodotti di finanza strutturata acquisiti nel tempo». Si è trattato di «eccessi della finanza e utilizzo improprio di strumenti strutturati» che hanno comportato «gravi rischi per la liquidità  della banca» ma che comunque in Italia si sono verificati «in misura notevolmente inferiore che in altri Paesi».


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