Scatta la selezione per le Camere in corsa un no-Tav e un cooperante

Loading

ROMA — Ci sono due rose segrete di nomi, una per la presidenza della Camera e una per il Senato. «Li abbiamo raccolti in base a chi se la sentiva – spiega Vito Crimi domani faremo una graticola, e sceglieremo». I candidati oggi dovranno quindi sottoporsi alle domande dei parlamentari, dimostrare di reggere un confronto. «Ci rendiamo conto di dover individuare la persona più adatta a ricoprire un ruolo di garanzia», dice ancora il capogruppo al Senato, che alle otto di sera si presenta a Montecitorio per raggiungere Roberta Lombardi e concordare la linea. «Noi voteremo solo i nostri. Se gli altri gruppi decideranno di convergere, bene, ma non voteremo nessun altro», spiega lei ai cronisti in attesa.
Si sono visti separatamante, deputati e senatori. I primi riuniti dalle due del pomeriggio alla sala della Regina, davanti all’originale della Costituzione italiana. I
secondi in un altro palazzo del Parlamento, a via della Mercede. Il giorno prima era circolata un’email con le indicazioni su come procedere. È stato chiesto di individuare dei candidati ai gruppi regionali, che in alcuni casi hanno deciso di convergere per dare più forza alla loro scelta. Così, per la Camera, i gruppi del sud avrebbero fatto il nome di Roberto Fico, campano, militante della prima ora, fondatore di uno dei primi e più numerosi meet up d’Italia. È un fedelissimo della linea Grillo-Casaleggio, ma anche una persona estremamente aperta. Durante la pausa pranzo, un panino da tre euro alla buvette, gli amici lo prendono in giro: «Presidente… ». E lui: «Ma mi ci vedete che scampanello, din din din, e dico: onorevole cittadino, ne ha facoltà ». Ridono tutti, prima di entrare nel loro personale conclave. Al nord vengono fuori i nomi di Silvia Chimienti, torinese, 27 anni, insegnante di scuola media e dottore di ricerca in Antichistica, e di Paola Carinelli, 32 anni, tra le prime elette in Lombardia. L’Emilia Romagna ha rinunciato. Per il Lazio c’è il cooperante e reporter trentaquattrenne Alessandro Di Battista, che alla domanda «Sei nella rosa?» risponde: «Assolutamente… boh!». Fuori dai giochi invece Marta Grande, che tra l’altro – al momento della certificazione dei titoli di studio ha dovuto dichiarare di non avere in tasca nessuna laurea valida per l’Italia, nonostante quella presa in Alabama.
Della rosa misteriosa del Senato farebbero parte il valsusino no Tav Marco Scibona e il sindacalista siciliano Francesco Campanella. «Io non ci sono», rivela Crimi, che poi nega possa esserci alcun ruolo di Grillo nella scelta. «Non lo sentiamo da giorni», conferma Fico. Vero o no, in Parlamento ieri il Movimento sembrava lontano mille miglia dal capo. Mentre Grillo scriveva tweet contro chi parla solo di alleanze e cariche, e diceva al quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt che l’Italia è «de facto» fuori dall’euro, loro erano riuniti dalle 9 del mattino nella sala di una commissione a studiare la macchina del Palazzo. C’era anche Mario, che ha appena un mese e mezzo. La madre è la deputata siciliana Loredana Lupo. Cambio di scena. In un Senato semideserto, Lamberto Dini dice a Beppe Pisanu: «Se i grillini arrivano in commissioni delicate come l’Antimafia o il Copasir è un problema. E tu lo sai». «Eccome», risponde l’ex ministro, «se avranno un questore renderanno pubblici i costi di qualsiasi cosa qui dentro. Caramelle comprese».


Related Articles

Pisapia: il cambiamento partirà  da Milano

Loading

Il candidato di centrosinistra scommette sulla vittoria. Moratti dribbla i dubbi di Bossi. Pienone per il comizio di Vendola. Il leghista Salvini: vergogna che venga a darci lezioni con tutti i debiti che ha


Amministrative, in 13 milioni al voto il centrosinistra cerca la rivincita

Loading

Pd favorito a Bologna e Torino, Pdl vuole la conferma a Milano. In ballo 11 Province e 1315 Comuni Vendola: serve risposta contro berlusconismo 

Il pericolo è l’autodistruzione

Loading

C’È QUALCOSA nello scontro che sta dilaniando il Partito democratico che va ben oltre la battaglia per imporre una linea o una scelta. La verità  è che nel duello tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi è in gioco anche – e soprattutto – il destino dei due contendenti. Quel che entrambi faranno da grandi. Perché dopo le elezioni della “non-vittoria” si è riaperta di fatto la corsa a Palazzo Chigi.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment