Rivolta contro la nuova tassa rifiuti

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ROMA — Per il sindaco di Godega di Sant’Urbano in provincia di Treviso, che ha scritto al neopresidente del Senato Grasso, la Tares è «incostituzionale». Luigi Lucchi, primo cittadino di Berceto, paesino dell’Appennino parmense, venerdì scorso voleva rimanere in mutande di fronte al Quirinale per protesta. Nove piccoli municipi della Toscana sono pronti alla battaglia: «Non siamo gabellieri». Sul piede di guerra anche i piemontesi in mobilitazione a Bra. Il governo ancora non c’è ma la rivolta della Tares, la nuova tassa sui rifiuti (acronimo di Tributo comunale Rifiuti e servizi) che entrerà  in vigore a luglio, è già  partita. Per ora a macchia di leopardo.
Il fronte anti-tares che si va componendo è tuttavia più ampio di quello dell’Anci: nei giorni scorsi un gruppo di nuovi parlamentari del Pd ha scritto una lettera al governo Monti per chiedere il rinvio del pagamento al primo gennaio del 2014.
Il disagio per le il peso delle tasse locali è stato oggetto ieri dell’attenzione del leader della Cgil Camusso che ha proposto al presidente incaricato Bersani di elevare a 1.000 euro l’esenzione per l’Imu prima casa e in linea generale di «disinnescare le micce Iva, Imu e Tares». Lo stesso Bersani in campagna elettorale aveva parlato di una franchigia fino a 500 euro. Con la proposta della Cgil si arriverebbe ad una sostanziale abolizione dell’Imu prima casa che rimarrebbe in vigore solo per alcune case «A2» nei grandi centri e per le abitazioni di lusso. Il pressing dei sindacati è emerso nei giorni scorsi con una presa di posizione di Cgil (Barbi), Cisl (Giacomassi) e Uil (Loy) che hanno chiesto di rinviare o spalmare la Tares e hanno messo in guardia contro la stangata di luglio che vedrebbe una congiuntura negativa di tasse locali e nazionali pari a 31,8 miliardi: l’acconto Imu peserebbe per 11,6 miliardi, il saldo Irpef per 14,4 miliardi, l’acconto Tares per 4 e l’aumento dell’Iva per 1,8 miliardi.
Tornando al nodo della Tares la nuova tassa rischia di mettere in difficoltà  le famiglie con un aumento, rispetto alle vecchie Tarsu e Tia del 2012 che la Uil servizio politiche territoriali calcola nella misura del 30 per cento: in totale l’aggravio sarebbe di 1,8 miliardi rispetto al 2012.
Il punto è che la Tares introdotta dal governo Berlusconi e confermata da Monti con il «Salva Italia», appesantisce il metodo di calcolo e la base imponibile delle vecchie Tarsu e Tia. In primo luogo la Tares si pagherà  sull’80 per cento della superficie calpestabile (le vecchie tasse-rifiuti invece sulla superficie dichiarata). Inoltre la Tares è gravata di un «balzello» di 30 centesimi al metro quadrato (che discrezionalmente può essere portato a 40) che andrà  a finanziare i servizi indivisibili dei Comuni (manutenzione delle strade, illuminazione pubblica ecc.).
Come sottolinea un gruppo di sindaci piemontesi che si è riunito a Bra, la nuova Tares non premia la raccolta differenziata. Senza contare che i «servizi indivisibili » sono già  pagati dal cittadino con l’Imu e dunque ci sarebbe una sovrapposizione.
Inoltre la mancata progressività  della tassa porrebbe ancora una volta il problema della costituzionalità . I Comuni dunque sono sul piede di guerra anche perché devono chiudere entro il 30 aprile i bilanci preventivi e per ora navigano nel buio.


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AMNISTIA. Alla marcia di Natale del 2005 per l’amnistia e per l’indulto, promossa dai radicali di Marco Pannella, Giorgio Napolitano c’era. Aveva già ottant’anni, era già un po’ curvo, e – dal momento che a tratti piovviginava – indossava un impermeabiluccio di colore marrone.
Sette mesi dopo, finalmente il Parlamento avrebbe approvato un provvedimento di indulto – non accompagnato da una contestuale amnistia – che avrebbe avuto una funzione parziale e provvisoria, ma provvidenziale.

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