Ribadire i diritti sessuali per fermare ogni violenza

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Le resistenze della gerarchia vaticana nei confronti dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, si sono espresse anche in occasione di questa Csw57 (Commissione sullo Stato delle Donne) conclusa ieri all’Onu, e sembrano per ora smentire l’ispirazione di cui il nuovo pontefice vorrebbe essere l’erede. La posizione della Santa Sede non è isolata: un nutrito gruppo di Paesi africani hanno cercato di condizionare sino all’ultimo il fattivo rispetto dei diritti sessuali e riproduttivi delle bambine, come originariamente proposti nel testo della risoluzione finale. Cosa diceva il paragrafo in questione: «Promuovere e proteggere i diritti umani di ogni donna e bambina, inclusi i diritti di avere il controllo e decidere liberamente e responsabilmente sulle questioni relative alla loro sessualità  libere da costrizioni, discriminazioni, violenza, il diritto ai più alti standard sanitari inclusa la salute sessuale e riproduttiva ed i diritti riproduttività ».
Evidentemente la questione è: come fare perché ogni donna al mondo possa decidere in modo consapevole e liberamente della propria sessualità ? Questa, assieme alla possibilità  di diventare madre senza imposizioni, è la posta in gioco, che implica la possibilità  della contraccezione o dell’aborto, o ancora il rifiuto dei matrimoni precoci o combinati; tutte pratiche inaccettabili per il Vaticano e per molti altri Paesi equamente distribuiti tra i cinque continenti e di diversa sensibilità  religiosa. Gli integralismi, infatti, non appartengono solo ad una parte. L’affermazione dei diritti sessuali e riproduttivi è il fulcro per un’evoluzione positiva delle dinamiche di genere, in quanto si tratta di diritti umani fondamentali, a partire dal non subire violenze, come nel caso delle mutilazioni genitali femminili (Mgf), ancora tragica realtà  per molte ragazze africane.
Ora la questione che si dibattuta sino alla ultime ore della Conferenza è stata: si possono sconfiggere queste pratiche senza includerle nell’affermazione dei diritti sessuali e riproduttivi? L’opinione delle Ong per i diritti umani e dei bambini, come Terre des Hommes che ha presentato una sua posizione al riguardo, è che senza una vera e ferma affermazione dei diritti sessuali e riproduttivi delle bambine non si potrà  arrivare a eliminare la violenza contro le bambine. Sulla base di questo principio e richiamando fortemente le acquisizioni della Conferenza di Pechino, i Paesi europei e gli Stati uniti, hanno infine proposto una mediazione per cui nella Dichiarazione finale si legano i diritti sessuali e riproduttivi proprio all’eliminazione della violenza sulle donne: «La Commissione riconosce che la violenza contro le donne ha conseguenze sia di breve che di lungo termine sulla loro salute, inclusa la salute sessuale e riproduttiva e la fruizione dei diritti umani fondamentali, e che il rispetto, la promozione della salute sessuale e riproduttiva come anche la protezione e il compimento dei diritti riproduttivi sanciti dal Piano d’azione della Conferenza sulla popolazione e lo sviluppo di Pechino, sono condizioni necessarie per ottenere la parità  di genere e mettere in condizioni le donne per poter usufruire di tutti i loro diritti e delle libertà  fondamentali, nonché per prevenire e mitigare ogni forma di violenza». C
iò significa che si è dovuti partire dalla lotta alla violenza per affermare dei diritti e non il contrario. Un passo di mediazione dunque, che però riafferma il rapporto tra sessualità  liberamente scelta e contrasto alle violenze. Un supporto importante anche per le associazioni che ai vari livelli nazionali chiederanno il rispetto di queste posizioni.
* Presidente Terre des Hommes


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