Quanto è difficile trovare (buone) idee per creare lavoro ai non garantiti

by Sergio Segio | 2 Marzo 2013 7:55

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Ed operano anche società  di reclutamento che hanno preventivato nelle prossime settimane una serie di iniziative in Italia per fornire indicazioni utili a chi volesse cercare lavoro in Germania. Da noi invece gli indicatori che vengono dall’Istat peggiorano ad ogni rilevazione e i record negativi si susseguono. Ma, visto anche il sorprendente risultato delle urne, che volto prenderanno le iniziative per l’occupazione al tempo di Beppe Grillo? Paradossalmente il lavoro non rientra nelle priorità  dell’agenda di eventuali colloqui per la formazione di una maggioranza parlamentare. I temi considerati caldi nell’interlocuzione tra Pd e Movimento 5 Stelle sono altri: riduzione dei costi della politica, norme anticorruzione e legislazione sul conflitto di interesse. Non i posti di lavoro. Eppure Grillo ha ottenuto molti consensi tra giovani.
Un’ulteriore contraddizione la si può rintracciare nelle proposte che finora il Movimento ha portato avanti in materia: istituzione del reddito di cittadinanza per i disoccupati e abolizione secca della legge Biagi. La prima misura si presenta costosa, dare anche solo 500 euro al mese a 3 milioni di disoccupati esige uno sforzo finanziario di 18 miliardi di euro (tutta l’Imu ha dato 24 miliardi di euro). Alcune proposte che circolano tra gli economisti più vicini al Movimento 5 Stelle propongono di abbassare questa cifra assorbendo tutte le altre forme di reddito risarcitorio (dalla cassa integrazione all’indennità  di disoccupazione) ma un’operazione così concepita troverebbe la contrarietà  dei sindacati. Che infatti avevano bocciato la proposta persino quando era stata ventilata dal presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Anche nell’ipotesi di assorbire le voci esistenti, il peso di finanziare il reddito di cittadinanza ricadrebbe comunque sul fisco e sulla necessità  di aumentare le tasse magari sotto forma di inasprimento delle aliquote Irpef più alto e/o di patrimoniale. L’abolizione della Biagi rischierebbe poi di ingessare il mercato del lavoro perché le norme sulla flessibilità , pur tra mille contraddizioni, hanno aumentato il numero degli occupati.
Possiamo però permetterci di buttare posti di lavoro anche se mal retribuiti e precari? Proprio a Parma, che è una delle capitali del grillismo, nei giorni scorsi 600 persone hanno fatto la coda per tentare di assicurarsi uno dei 35 contratti part-time a 500 euro netti offerti dalla McDonald’s. Sempre di recente i dati forniti dalla Cgia di Mestre testimoniano come nel 2012 ci sia stato un ulteriore piccolo boom di aperture di partite Iva da parte di giovani sotto i 35 anni (+8,1%). Nel solo Sud sono entrate in funzione 80 mila nuove partite Iva nel commercio, le libere professioni e l’edilizia. Dal canto suo il governo Monti dopo l’approvazione della legge Fornero aveva promesso che l’attuazione delle nuove norme sarebbe stata attentamente monitorata, per correggere eventuali errori. Finora i risultati di questo lavoro non ci sono ma la sensazione degli addetti ai lavori fa presagire il peggio. La legge ha irrigidito le mosse delle imprese e quindi ha reso più difficile i nuovi impieghi. Numeri ufficiali, come detto, non ce ne sono e non è un buon segnale.
Che fare, allora? In campagna elettorale si è discusso molto di ulteriori interventi di riforma del lavoro, l’ex ministro Maurizio Sacconi è arrivato a proporre la secca abolizione della legge Fornero, mentre è restato in ombra il dibattito su come produrre nuovi posti di lavoro. Secondo un rapporto di Confimprese, reso noto qualche settimana fa, un contributo all’occupazione dovrebbe arrivare dalle catene della ristorazione e della distribuzione, sigle come Burger King, Roadhouse Grill, Yamamay, Bata e Original Marines prevedevano di ampliare notevolmente la loro rete commerciale. Ma nella nuova situazione di stallo che si è creata dopo le urne quegli investimenti saranno confermati? Creare nuova occupazione ai tempi del grillismo è un esercizio ancora più difficile di ieri e c’è il rischio che la distanza tra occupati garantiti e disoccupati senza speranze si allarghi vieppiù. In pochi giorni due esempi: il contratto dei lavoratori elettrici è stato firmato con 160 euro di aumento seppur scaglionato in tre anni e alla Marazzi di Sassuolo il nuovo contratto integrativo approvato dai padroni americani della Mohawk prevede un premio di produttività  di 400 euro nel 2013 e 500 euro nel 2014.

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