Profughi africani, dall’emergenza al caos
Un miliardo 300milioni di euro in due anni dissipati, utilizzati per tenere i rifugiati del nord Africa parcheggiati negli alberghi a fare niente. Venerdì è scattato il «fuori tutti», il governo ha deciso che la crisi è ufficialmente finita e i migranti devono riprendere il loro cammino con un permesso umanitario di un anno, un ticket di viaggio e 500euro una tantum. Venerdì alla Stazione centrale di Napoli hanno cominciato ad arrivare a ondate i circa 2mila profughi dispersi nelle province campane, a piazza Garibaldi hanno trovato altri 700 ammassati negli hotel, nella città ce n’erano ulteriori 500. Un caos che sindacati e associazioni, come 3Febbraio, cercano di gestire per evitare il peggio.
Chi ha già avuto documenti e soldi è subito ripartito verso Roma, tappa successiva Milano perché dall’Italia scappano via verso la Germania, il Belgio o la Francia. Qualcuno si sposta verso le campagne del foggiano e verso Rosarno per la raccolta primaverile, altrimenti c’è sempre la comunità africana di Castelvolturno, nel casertano. Ma tanti sono sospesi nel limbo di chi per due anni non è stato preparato a nessuna forma di inserimento, né ha avuto ancora gli strumenti per andare via. «Qualche albergatore – spiega Jamal Qaddorah della Cgil – ha smesso di dare i pasti, abbiamo dovuto chiamare il prefetto. Molti non riuscivano a partire perché venerdì alle 16 le banche hanno chiuso e quindi non arrivava più il contributo una tantum. Anche in questo caso c’è chi si è irrigidito tra i gestori delle strutture e chi ha capito e ha anticipato a 55 ragazzi le somme. Poi ci sono i malati, le donne sole, chi aspetta un figlio e i bambini. Tutte persone che non si può buttare per strada dall’oggi al domani. Per loro si cercherà una forma di protezione». Inevitabile bloccare lo sfratto dagli alberghi almeno fino a domani, quando le banche riapriranno, ma resta il fatto che si è messo in moto un esodo senza alcuna forma di tutela.
Rabbia e preoccupazione attraversa questo microcosmo allo sbando. Joseph, 39 anni del Senegal, non se n’è stato due anni con le mani in mano, ha provato in tutti i modi a lavorare ma senza alcun successo. Eppure era un passo avanti a molti altri, una laurea in economia e la capacità di parlare quattro lingue, tra cui l’italiano: «Ho cercato impieghi in giro, mandato centinaia di curriculum, nessuno mi ha mai risposto». Quelli che sono stati a Napoli non hanno avuto nessun corso di avviamento al lavoro, né tanto meno d’italiano, ma almeno avevano dei punti di riferimento. Quelli che sono finiti nelle province spesso erano completamente isolati, in zone collinari. «Quelli della Protezione civile, che avrebbero dovuto gestire l’emergenza profughi – prosegue Jamal -, non solo non ha fatto nulla, ma ci siamo persino ritrovati a un tavolo alla prefettura di Avellino in cui affermavano di aver avvertito i comuni e invece non era vero niente».
Difficile anche per le associazioni tenere un canale aperto con ragazzi sempre più sfiduciati. Racconta Carmela Tagliamonte: «In molti venivano in parrocchia a seguire i corsi, noi ci preoccupavamo della loro salute, magari di procurare loro abiti adatti alla stagione per evitare che si ammalassero. Ma, progressivamente, hanno smesso di venire. Nessuno è riuscito a inserirsi davvero, i più fortunati arrangiavano con le bancarelle. Qualcuno lo abbiamo ritrovato sulla strada a chiedere l’elemosina». Non un’attività senza prezzo: spesso sono vittime di un vero e proprio racket, divisi in zone e costretti a cedere la maggior parte dei guadagni a bande. Ecco come sono finiti oltre un miliardo di euro, questo il livello di solidarietà con la Primavera araba.
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FUORI TUTTI FUORI TUTTI
500 euro per lasciare il paese Il primo marzo 2011 si celebrava la giornata dell’orgoglio migrante. Sembra passata un’eternità . Giovedì, due anni dopo, è divenuta esecutiva la circolare con cui il Viminale ha stabilito che l’emergenza umanitaria africana è finita. Per cui tutti fuori dalle strutture di accoglienza. Espulse donne e uomini migranti. Erano tutti in attesa dello status di rifugiati. Da mezzanotte hanno ricevuto una buonuscita da 500 euro a testa e sono stati messi in strada a Falerna, Petilia, Isola Capo Rizzuto, Cutro, Rogliano, Amantea e Cetraro. Molti di loro però non sanno dove andare. Qualcuno è partito verso il Nord, altri sono andati a Rosarno. Molti hanno completato l’iter per l’ottenimento del permesso di soggiorno e lo status di rifugiato o di titolare di protezione umanitaria. Altri hanno ancora solo la “ricevuta” rilasciata dall’ufficio stranieri della questura. A Steccato di Cutro 13 migranti si sono asserragliati davanti ai cancelli del centro Iroko. La discussione è stata animata perché i 13 sono stati esclusi dal contributo di 500 euro a causa della loro data d’ingresso nel centro. s. mes.
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