by Sergio Segio | 9 Marzo 2013 8:00
KINGSTON. A circa 72 ore dalla morte di Hugo Chà¡vez, la Giamaica si interroga freneticamente su quale sarà la sorte energetica del Paese, dopo le voci di una possibile fine dell’accordo con la PetroCaribe, non più protetto dal defunto leader che lo ha fortemente voluto.
PetroCaribe S.A. è un patto energetico, siglato dal Venezuela a Puerto La Cruz il 29 giugno 2005, con numerosi stati caraibici che possono così comprare petrolio a condizioni preferenziali, se comparate con gli altri produttori. Nel dettaglio l’accordo prevede la possibilità di pagare a un prezzo competitivo le forniture, con un acconto in cash che può oscillare tra il 5% e il 50%, secondo le esigenze delle finanze del paese in questione, e il resto dilazionato con piani di pagamento che vanno dai 17 ai 25 anni, a un minimo interesse del 1%.
Oltre alla Giamaica, partecipano a tale accordo Bahamas, Belize, Cuba, Dominica, Grenada, Guadalupa, Guyana, Haiti, Honduras, Nicaragua, Repubblica Dominicana, St Kitts, St Vincent, St lucia, e Suriname.
Solo in Giamaica le tasse sulle transazioni petrolifere in dollari ammontano a circa 500 milioni di dollari per anno.Le ambizioni delle corporazioni statunitensi e non solo, alleate con quelle dell’opposizione in Venezuela, potrebbero minare le basi di tale accordo, approfittando della recente dipartita di Chà¡vez.
La morte del leader venezuelano non poteva arrivare in un momento peggiore per l’economia del Paese, già stressata dalla recente decisione di congelare tutti gli adeguamenti salariali del pubblico impiego fino al 2015, siglata dal primo ministro Portia Simpson Miller, decisione imposta dal Fondo monetario internazionale, dal quale il Venezuela si era emancipato grazie al suo presidente.
Il pubblico impiego ha gli stipendi bloccati dal 2005; da allora a oggi il costo della vita è quasi raddoppiato. Non bisogna dimenticare che la Citgo (una sussidiaria della compagnia petrolifera nazionale in Venezuela) aveva anche fornito combustibile per riscaldamento gratis ai cittadini statunitensi in stato di povertà . Un intervento che a suo tempo fece inviperire l’amministrazione Bush.
In Giamaica la maggior parte del carburante per autotrazione è sotto il controllo di corporation Usa quali Esso, Shell e Texaco, che applicano tariffe superiori all’euro per litro (con punte che raggiungono 1.20 nelle località turistiche). L’unico marchio che sfrutta il petrolio venezuelano è quello della PetCom; la benzina a queste stazioni di rifornimento costa circa il 20% di meno; il resto del petrolio comprato dalla PetroCaribe è impiegato dalla società elettrica Jps.
L’unica alternativa che resta all’isola, in caso di default degli accordi del 2005, è quella di irrobustire il programma per lo sviluppo di energia solare ed eolica, al fine di ridurre la sua dipendenza dal combustibile fossile, abbassando i costi degli impianti. E questo ovviamente non vale solo per la Giamaica.
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