by Sergio Segio | 31 Marzo 2013 7:25
TORINO — Una nuova stagione di relazioni sindacali con la Fiat e «una manifestazione dell’industria a maggio che lanci l’idea di un contratto unico e un sindacato dell’industria». Il segretario della Fiom, Maurizio Landini, commenta con queste proposte la notizia che la Procura di Nola ha indagato Sergio Marchionne per violazione dei diritti sindacali a Pomigliano.
Landini, soddisfatto dei guai giudiziari di Marchionne?
«No. Non ho mai personalizzato e credo che un sindacalista non debba mai farlo. Non siamo noi che abbiamo indagato Marchionne ma è la Procura di Nola».
Voi però avete presentato la denuncia dalla quale è partita l’indagine…
«Noi abbiamo presentato una denuncia perché, a nostro avviso, la Fiat non rispettava le sentenze e ha continuato a violare il diritto di tutti i lavoratori di scegliersi il loro sindacato senza subire discriminazioni. Hanno addirittura sciolto una società , Fabbrica Italia Pomigliano, pur di non applicare la sentenza del tribunale che imponeva di assumere un primo gruppo di 19 iscritti alla Fiom a Pomigliano. Ora queste cose non le diciamo solo noi ma le scrive la Procura di Nola in una comunicazione di chiusura delle indagini che potrebbe portare a una richiesta di rinvio a giudizio. Vedremo».
La Fiat vi accusa di aver utilizzato le aule di tribunale in modo strumentale. Come risponde?
«La Fiat ha scelto di impedire agli iscritti alla Fiom di Pomigliano di lavorare. Questo è anticostituzionale perché in un nessun paese democratico le aziende fanno lavorare o lasciano a casa la gente sulla base dell’iscrizione a questo o quel sindacato. Dunque noi ci rivolgiamo ai tribunali per difendere il diritto di quei lavoratori.
Non capisco lo stupore della Fiat. Loro calpestano i diritti e i cittadini-lavoratori vanno in tribunale a difendersi».
Fino a quando andrà avanti questo braccio di ferro?
«Fino a quando non verranno superate le discriminazioni che oggi sono nei confronti degli iscritti alla Fiom ma domani potrebbero riguardare altri».
E se la Fiat cessasse la discriminazione, voi quali impegni siete disposti a prendervi?
«Noi chiediamo che questo avvenga perché si possa finalmente aprire una nuova stagione di relazioni industriali con il Lingotto. Ce ne sarebbe bisogno perché la crisi in Fiat ha già prodotto milioni di ore di cassa integrazione».
Ma voi sareste disposti a rinunciare a scioperare sui temi già regolati dagli accordi che non avete sottoscritto in Fiat?
«In queste settimane migliaia di lavoratori del gruppo, naturalmente quelli dei settori che non sono in cassa, ci chiedono di scioperare contro un sistema contrattuale Fiat che sta facendo scendere i salari. Non va dimenticato che sui suoi accordi Fiat ha consultato con i referendum solo 10 mila degli 80 mila dipendenti».
I firmatari dicono che quegli accordi portano più soldi del normale contratto dei metalmeccanici…
«Dovrebbero andarlo a spiegare a chi in questi giorni si trova le prime buste paga con le assenze per malattia non pagate».
Dunque questo conflitto non finirà mai?
«Ci vorrebbe anche una sponda politica che in questo momento non c’è. Siamo in un Paese che si sta deindustrializzando. Vogliamo proporre a maggio una manifestazione a Roma contro questa deriva. Per lanciare un sindacato dell’industria e un contratto dell’industria che dia più forza al settore».
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