by Sergio Segio | 15 Marzo 2013 13:51
MILANO – Dopo la tregua di fine 2012, torna a crescere il debito pubblico, soprattutto sulla spinta delle esigenze dell’amministrazione centrale e anche – in parte – per la partecipazione dell’Italia ai programi di sostegno finanziario organizzati dall’Europa nei confronti dei Paesi in difficoltà . Secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia nel numero di marzo del supplemento al bollettino statistico di finanza pubblica, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 34 miliardi a gennaio rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico pari a 2.022,7 miliardi. Alla fine del 2012 il debito era sceso sotto la soglia psicologica di 2mila miliardi, comunque in rialzo rispetto ai 1.906 miliardi circa di fine 2011. A ciò, spiega Bankitalia, ha contribuito il fabbisogno, pari a 0,9 miliardi; l’emissione di titoli sopra la pari e l’apprezzamento dell’euro nel complesso hanno operato in senso opposto per 0,5 miliardi. Nel mese di gennaio il sostegno dei Paesi dell’area dell’euro in difficoltà (si tratta della quota di competenza dell’italia dei prestiti erogati dall’Efsf, il fondo di stabilizzazione finanziaria europeo) è stato pari a 0,4 miliardi (complessivamente tale sostegno ha raggiunto i 43 miliardi).
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 34,5 miliardi, quello delle amministrazioni locali è diminuito di 0,5 miliardi e quello degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Proprio ieri era arrivato un chiaro monito da parte della Banca centrale europea, che nel consueto bollettino mensile aveva ricordato la persistente incertezza, anche legata al fatto che il debito pubblico in molte economie avanzate “ha raggiunto livelli raramente osservati in tempo di pace”. Da Francoforte era arrivata una previsione: resterà elevato dopo la “impennata” dopo la crisi finanziaria. La Bce di Mario Draghi non aveva mancato infine di ricordare “gli effetti avversi che un elevato debito pubblico, specie se superati certi livelli in rapporto al Pil, potrebbe avere sulla crescita”.
Proprio oggi, il Tesoro ha concluso un’asta di riacquisto titoli di Stato, operazione finalizzata a ridurre lo stock del debito in circolazione. L’operazione ha riguardato cinque titoli con scadenza 2015 e 2017 e il valore nominale complessivo dei titoli riacquistati è stato pari a 2,85 miliardi a fronte di offerte di cessione complessive per 5,04 miliardi. Particolarmente elevate le richieste per i due Btp, aventi prezzi superiori alla pari. I prezzi medi ponderati di riacquisto di tutti i titoli sono stati tendenzialmente in linea con il secondario, dove gli scambi erano comunque limitati.
Sul fronte delle entrate, nel mese di gennaio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 30,75 miliardi, in aumento dello 0,8 per cento (0,2 miliardi) rispetto a quelle dello stesso mese del 2012. Il bollettino sulla finanza pubblica ricorda però che “come ogni anno, la significatività dei dati del mese di gennaio è limitata da disomogeneità nei tempi e nelle modalità di contabilizzazione di alcune entrate”: di fatto, bisogna tenere in considerazione che alcune poste vengono registrate in anticipo oppure slittano tra i mesi di dicembre e gennaio. Il trend delinea un leggero rallentamento rispetto all’andamento del 2012: è di pochi giorni fa la diffusione dei dati sulle entrate fiscali dello scorso anno. I dodici mesi “salati” a causa dell’Imu e di altri balzelli sono andati in cantiere con entrate per 424 miliardi, in crescita del 2,8% rispetto al 2011.
Nel frattempo, anche il debito pubblico della Spagna è aumentato significativamente nel corso dell’ultimo trimestre del 2012, raggiungendo un nuovo record al 84,1% del Pil a fine anno, a causa di un aumento sia a livello centrale di governo che a livello delle regioni autonome. Il debito spagnolo – secondo l’annuncio della Banca di Spagna – è aumentato di 14,8 punti percentuali rispetto all’anno 2012.
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