Nominato Brennan all’ombra dei droni e di Abu Ghraib

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Il fatto è che lo scambio Petraeus-Brennan somma le polemiche sui droni, fiore all’occhiello del pupillo di Obama, all’inchiesta appena pubblicata da The Guardian e Bbc sui lati più oscuri della guerra in Iraq: torture e illegalità  con la certezza che Petraeus sapeva. Quanto a Brennan, i repubblicani hanno fatto ostruzionismo per ore dibattendo se sia possibile che un drone uccida un cittadino statunitense nella stessa America. La risposta è stata logicamente no ma in realtà , oltre alle polemiche che non solo negli Usa accompagnano gli omicidi mirati coi velivoli senza pilota, in tanti si interrogano sul sistema di sorveglianza anti terroristica che la Cia tiene in piedi e che, oltre a spiare il resto del mondo, classifica e archivia due miliardi di mail al giorno. Ma questo non preoccupa i repubblicani. Brennan infatti ha superato l’impasse al Senato (63 a 34) dopo rassicurazioni ufficiali che i droni non si useranno mai in territorio Usa se non in casi «eccezionali». E per altro ai repubblicani, il programma non dispiace affatto, specie se ci va di mezzo un «traditore», come quel Anwar al-Awlaki, leader islamico yemenita nato negli Usa e ucciso nel settembre del 2011 nello Yemen. Da due droni.
Brennan, 58 anni di cui 25 passati alla Cia, già  consigliere del presidente per l’antiterrorismo che in quel posto lo voleva dal 2008, è uno dei padri putativi del programma droni: fu il primo l’anno scorso a rivendicarne pubblicamente i successi dal Pakistan alla Libia. Il programma piace al presidente anche se le stime sui civili uccisi sono elevate: secondo un’inchiesta del Bureau of Investigative Journalism, le operazioni dei droni sono migliaia. Solo in Pakistan, nel periodo 2004-2013, i dati raccolti danno un bilancio totale di 362 azioni (310 imputabili all’amministrazione Obama).
 I morti oscillano tra 2.629 e 3.461. I civili tra 475 e 891 (di cui 176 sarebbero bambini). I feriti tra 1.267 e 1.431. Nello Yemen? Tra 43 e 53 attacchi, tra 228 e 325 civili uccisi tra cui oltre una dozzina sono bambini. L’incertezza sui numeri denuncia la difficoltà  di valutare esattamente gli effetti del programma. Quanto alle ombre sull’ex direttore della Cia (dal settembre 2011 al novembre 2012, quando fu travolto dallo scandalo delle mail rosa), David Petraeus era solo un generale quando andò in Iraq ma lì aveva il compito di dirigere tutto, appena un passo dietro al titolare della Difesa Donald Rumsfeld. Come ha rivelato la stampa britannica, Rumsfeld aveva scelto un tal colonnello James Steele – già  nelle forze speciali e «specialista» nelle guerre sporche centramericane per stroncare con ogni mezzo, cominciando dai campi di detenzione, soprattutto i miliziani sunniti.
Gli fu affiancato un altro specialista: il colonnello in pensione James Coffman. Ebbero soldi e carta bianca e fecero i supervisori del lato più oscuro dell’occupazione. Petraeus era lì. Un’altra macchia sulla sua divisa. E su quella della Cia.


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