by Sergio Segio | 8 Marzo 2013 8:11
ROMA — Anche Napolitano teme la fitta nebbia politica del dopo-voto. Al punto che è lui stesso ad evocarla, rilanciando con una metafora il complimento che Giovanni Conso gli fa, paragonandolo ad un «faro» che illumina la politica italiana. Questo faro, fosse anche una semplice luce, dice il capo dello Stato, fa fatica a illuminare il Paese avvolto nella nebbia.
Si fa fatica, ma Napolitano farà tutto quello che deve fare, fino alla scadenza naturale del settennato. «Farò quello che devo fare fino all’ultimo giorno del mio mandato», dice il presidente della Repubblica all’Accademia dei Lincei dove si ricorda Rita Levi Montalcini. Si commuove quando l’ex presidente della Corte costituzionale Giovanni Conso lo definisce «saggio» e «faro in questa situazione difficile».
E risponde: «Non so se sono faro o una luce assolutamente normale e umana, ma a volte luce o faro si fa fatica nella nebbia. Io cerco di fare del mio meglio».
La situazione è molto difficile, bisogna decidere a chi affidare l’incarico, con quali prospettive. Dopo aver respinto l’eventualità di una rielezione al Colle, Napolitano non pensa neppure per un istante a lasciare prima del tempo. «Farò del mio meglio fino alla fine del mandato», ribadisce e sottolinea che lasciare il Quirinale dopo il settennato «corrisponde a quanto i padri costituenti immaginarono, alla concezione che ebbero della figura del presidente della Repubblica, alle leggi di continuità delle nostre istituzioni e a quelle del ricambio tra le generazioni».
Non parteciperà il capo dello Stato all’assemblea plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo il prossimo 13 marzo. Pur invitato, Napolitano ha dovuto rinunciare, come ha scritto in una lettera inviata ieri al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, per «i tempi stretti e la complessità del processo di formazione di un nuovo governo in Italia», che non gli consentono di lasciare il Paese.
«Ma desidero vivamente assicurare lei e tutti i deputati al Parlamento europeo — ha scritto il capo dello Stato al presidente Schulz — che, anche nel ruolo riservatomi dalla Costituzione italiana, dopo la conclusione del mio mandato presidenziale, di senatore a vita, resterò fedele al mio rapporto col Parlamento europeo, istituzione alla quale mi sono dedicato nel corso di lunghi anni. E mi farò ancora attivo sostenitore, nei limiti delle mie forze, della causa europea e del ruolo decisivo — in seno all’Unione — della principale fonte di legittimazione della costruzione europea e cioè della rappresentanza dei cittadini incarnata nel Parlamento».
Mariolina Iossa
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