by Sergio Segio | 16 Marzo 2013 8:40
BERLINO — Meglio tardi che mai. A conclusione del vertice europeo, Angela Merkel ha infine lanciato segnali, ancora solo verbali, di disponibilità tedesca ad accettare una maggiore flessibilità nell’interpretazione del rigore e del Patto di stabilità per l’euro chiesta dal-l’Italia, e per l’esattezza da Mario Monti, ancora una volta in questo suo ultimo summit da premier. Il disavanzo italiano è sotto il tetto del 3 per cento, quindi va bene, spiega la “donna più potente del mondo”. à‰ questo il risultato politicamente più interessante del Consiglio europeo, che si è chiuso ancora volta senza prendere alcuna decisione concreta per la crescita. La situazione resta rischiosa, ha ricordato ieri sera anche il Fondo monetario: “la stabilità finanziaria non è ancora assicurata”. Mentre Bankitalia ha annunciato che il nostro debito sovrano ha di nuovo sfondato quota 2.000 miliardi, ed equivale ormai a 34mila euro per abitante, dai neonati ai pensionati. In Italia, ha ammonito il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, la produttività è ai minimi dell’eurozona e c’è un gap tra produttività e costo del lavoro.
Dunque la Merkel ha avuto alla fine il colpo di fantasia politica che le era mancato prima delle elezioni italiane. «Trovo assolutamente giusto – ha detto – che l’Italia, come altri Paesi con un deficit al di sotto del 3 per cento del prodotto interno lordo possa avere un maggior spazio per gli investimenti, come è previsto dallo stesso Patto di stabilità e crescita». Insomma, un sì alla proposta Monti di utilizzare margini più ampi per investimenti destinati alla crescita, ma senza introdurre la nuova regola della “golden rule”. «Il Patto di stabilità – ha ricordato la cancelliera – permette di utilizzare uno spazio di manovra, ma bisogna usarlo continuando a rispettare il Patto stesso.
Parole, senza scelte concrete. Il summit ha invece confermato il crescente dissenso tra la Germania competitiva e in crescita e la Francia in declino. E mentre il presidente Hollande ha ammonito che «un risanamento troppo veloce può portare al rifiuto dell’Europa, come il voto italiano insegna», il ministro degli Esteri tedesco Westerwelle ha sostenuto sul Financial Times che «è sbagliato attribuire all’austerità i risultati elettorali a Roma». Il debito pubblico italiano, conferma
Bankitalia, continua intanto a crescere: a gennaio è aumentato di 34 miliardi — più delle entrate, salite di appena lo 0,8 per cento, a 30,75 miliardi — toccando il record assoluto di 2.022,7 miliardi. Il problema è aggravato dalla produttività italiana, ai minimi dell’eurozona, ha ammonito Draghi, mentre gli stipendi crescono a un tasso simile a quelli tedeschi. Colmare il gap tra produttività e costo del lavoro e riformare il mercato del lavoro è indispensabile per i paesi in difficoltà , ha aggiunto. Da Washington, veniva infine ad appesantire il quadro l’avvertimento dell’Fmi: la Ue e specialmente l’Eurozona devono fare di più per la stabilità del loro settore finanziario, che non è ancora assicurata. L’Unione bancaria funzionerà secondo il Fondo solo con un sistema di garanzie europeo comune. Proprio l’idea che Berlino si ostina a respingere.
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