Marò, parte la mediazione della Ue

by Sergio Segio | 17 Marzo 2013 7:54

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UN PICCOLO segnale di apertura nello scontro fra Italia e India sulla “presa in ostaggio” dell’ambasciatore italiano a Delhi Daniele Mancini. Intervistato da
Ndtv, una delle più autorevoli televisioni private indiane, il ministro degli Esteri Salman Khurshid sembra interpretare diplomaticamente le «gravi ritorsioni» annunciate dal premier, Manmohan Singh: «Le decisioni non possono essere prese con leggerezza. Occorre guardare alle conseguenze, all’intensità  delle relazioni esistenti e all’atteggiamento che altri Paesi potrebbero assumere. Ogni decisione di questa natura implica sacrifici: se vuoi prendere una posizione ferma devi essere pronto a pagare un prezzo».
Le opposizioni indiane e i media continuano a tenere alto il tiro sul governo di Delhi, pretendendo il rispetto delle promesse formali firmate da Mancini, che a nome dell’Italia ha garantito il rientro dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone entro il 22 marzo. Ma lo stesso Mancini, assolutamente libero di muoversi in India nonostante il divieto di lasciare il Paese, ha contatti quotidiani ripetuti e diretti con i colleghi indiani.
Persino il “ministro degli Esteri” Ue Catherine Ashton, fino a ieri molto cauta nell’affrontare la lunga crisi tra Italia e India nata a febbraio dell’anno scorso dopo l’uccisione di due pescatori indiani, ieri ha ammesso l’esistenza di una trattativa importante: «Per ovvie ragioni posso dire molto poco. Siamo in contatto col governo italiano, con l’ambasciatore italiano in India e con il nostro ambasciatore. Sono in corso colloqui tra Italia e India e dobbiamo vedere come vanno». La Farnesina è fiduciosa di risolvere la questione-Mancini a cui, contro la Convenzione di Vienna, è stato vietato di lasciare il paese. Il Ministero degli Esteri continua a difendere la decisione di non restituire i nostri marò, «è stata a lungo soppesata, è stata presa perché non esistevano più le condizioni per attendere », dopo la decisione della Corte Suprema indiana di istruire il processo in India. Ed erano state valutate, spiega, le inevitabili reazioni. Transitata la tempesta, sono tutti convinti che tornerà  il sereno: «Ci sono troppi interessi in gioco», e non solo quelli economici ricordati ieri dal ministro del Lavoro Elsa Fornero, che teme «ripercussioni sulle nostre imprese » e si augura «un arbitrato internazionale» e «una soluzione di tipo cooperativo». L’India resta un partner strategico fondamentale per l’Italia e per il mondo occidentale, ed è a reciproco vantaggio mollare la presa sulla corda prima che si spezzi. Come noi, è impegnato nella lotta al terrorismo e nella lotta alla pirateria, ed è a pieno titolo iscritto nel club
atomico. «Impensabile pensare a vere rotture», assicurano.
Anche Delhi c’è qualcuno che pensa positivamente all’evoluzione del caso. «Questa crisi – dice Nidhi Razdan, caporedattore Esteri di Ndtv, uno dei network più accesi nel contestare l’atto di forza italiano – danneggerà  le relazioni tra India e Italia solo nel breve periodo, ma non durerà : troppe cose bollono in pentola per poter continuare a litigare». Domani sarà  una giornata fondamentale: la Corte Suprema indiana ha convocato l’ambasciatore Mancini, e l’incontro avrà  inevitabili ripercussioni sul governo di Delhi che sarà  costretto a tenere conto dell’esito. L’anziano premier Manmohan Singh è sotto pressione perché agisca, gli si chiede di mostrare la forza e l’orgoglio dell’India.

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