by Sergio Segio | 21 Marzo 2013 9:12
Stefano Boeri è il favorito, nel senso che improvvisamente è diventato l’assessore (ex) più stimato e apprezzato dai milanesi. Il malcontento cova, come si dice prima delle rivoluzioni. E la rete mormora, non sono sondaggi ma è chiaro che i cittadini che masticano di politica non hanno digerito il licenziamento in tronco dell’architetto. Ed è altrettanto chiaro che lui non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Anzi. In prospettiva potrebbe essere una grana per tutti. Per la giunta di Milano sempre più autoriferita che ha creduto di potersene liberare con metodi ben poco trasparenti, e per il suo ex partito di riferimento, il Pd, un covo di «ragazzotti incompetenti», per dirla con l’epiteto più carino usato dall’architetto (del resto incompetenti non è un insulto, è la solita notizia).
L’impressione è che questo licenziamento potrebbe far saltare il tappo che da mesi soffoca il malcontento di chi da sinistra (associazioni, cattolici compresi) non trova più interlocuzioni con la giunta. Alla faccia della partecipazione. Di sicuro lui, Stefano Boeri, sembra destinato a cadere in piedi. Non per niente, dopo aver liquidato il Pd con parole chiare – «questo partito non esiste» – proprio ieri ha ricevuto una proposta di collaborazione molto lusinghiera, visto che il primo partito d’Italia (il Movimento Cinque Stelle) non è solito rivolgere carinerie di questo tipo ai politici rodati. Se vuole venire con noi, ha lasciato intendere il giovanissimo consigliere comunale Mattia Calise, le porte sono aperte. «Boeri – ha detto – aveva un atteggiamento diverso dagli altri. Né dal sindaco, né dagli altri assessori ho avuto la stessa apertura… per questo il M5S è pronto ad aprire un dialogo se lui è ancora interessato a lavorare per la città di Milano, sui singoli progetti, esattamente come siamo aperti a lavorare con qualunque altro cittadino interessato».
Sembra quasi che Calise non abbia più voglia di fare la parte del piccolo calimero a Palazzo Marino. «Se fossi stato Pisapia avrei cambiato un po’ rotta, questo è il momento di farmi passare le mozioni che non hanno mai accettato, cose piccole e simboliche come togliere i biglietti dello stadio ai politici, e magari avrei anche toccato gli stipendi dei maxidirigenti, tipo il gabinetto del sindaco». Di solito l’archistar vola un po’ più alto, ma chissà , da qualche parte bisognerà pur ricominciare.
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