«Possibile un conflitto limitato dopo un primo attacco missilistico»

by Sergio Segio | 31 Marzo 2013 7:56

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«Kim Jong-un sta mettendo alla prova il nuovo presidente della Corea del Sud Park Geun-hye, la prima donna a ricoprire la carica, come faceva suo padre quando c’erano cambiamenti politici a Seul, e naturalmente sta mettendo alla prova anche Obama. Gli serve per consolidare il suo potere a Pyongyang e rafforzare la sua posizione tra i generali nordcoreani. Noi non temiamo tuttavia che attacchi obbiettivi americani. La nostra paura invece è che a causa della sua immaturità  ed inesperienza commetta un errore che possa causare una guerra anche solo convenzionale e limitata. Ad esempio, potrebbe assaltare con i missili alcuni vascelli o delle basi militari sudcoreane. Il presidente Obama ha reso chiaro che in un caso simile ordinerebbe una immediata reazione proporzionale armata».
L’ex consigliere della Casa Bianca ed ex direttore dell’antiterrorismo della Cia Vincent Cannistraro riferisce che «le analisi delle nostre sedici agenzie d’intelligence sono concordi», cioè che Kim Jong-un non vuole rischiare un conflitto in cui sarebbe tragicamente perdente, e non intende usare armi atomiche: «Il suo è soprattutto un gioco di forza con Park Geun-hye — aggiunge — forse proprio perché è una donna». Cannistraro, che negli anni Ottanta diresse l’Ufficio Cia in Italia, sospetta che Kim Jong-un miri a ottenere un simbolico successo militare, ma rischi di compiere «un gesto estremo» contro Seul.
Non potrebbe mirare anche a ottenere un successo politico?
«Non riesco a immaginare quale sarebbe. Kim ha appena 28 anni, e il mese scorso si parlò di una sua diplomazia del ping pong, ossia di una sua apertura a noi, a imitazione di quella della Cina 40 anni fa, perché invitò una nostra squadra di pallacanestro a Pyongyang. In realtà  la sua condotta è incostante se non contraddittoria».
Le risulta che Kim Jong-un sia spinto a un confronto con l’America e la Corea del Sud dai generali nordcoreani?
«La sua posizione nelle forze armate nordcoreane non ci è chiara. Sono stati i suoi familiari, in particolare lo zio acquisito Jang Sung-taek, a nominare molti generali. Tra di essi potrebbe essere in corso una lotta di potere, anche se non abbiamo alcun sentore di un tentativo di isolare il leader o peggio. E’ chiaro però che con queste provocazioni Kim sta cercando di assumere il loro totale controllo».
Perché i vostri servizi pensano che non vi attaccherà  e che non userà  armi atomiche?
«Perché sa che il suo ricorso all’atomica sarebbe suicida e sa che se colpisse un obbiettivo americano si esporrebbe a una dura rappresaglia. L’invio di due nostri bombardieri B2 Stealth per le esercitazioni dei giorni scorsi nella Corea del Sud ci è costato 50 milioni di dollari, una spesa enorme. Un monito che non può essergli sfuggito: l’America è pronta a neutralizzare qualsiasi sua operazione».
La Corea del Nord può armare i missili con testate atomiche?
«A quanto ci risulta può armare solo missili a breve gittata, può cioè colpire le nostre basi nella regione a essa circostante, ma non quelle a Guam e alle Hawaii, che le sono più vicine del continente americano, perché è in serio ritardo nei suoi programmi. Ma, ripeto, non prevediamo orrori del genere».
Lo scenario più probabile quindi è quello di uno scontro o una serie di scontri convenzionali tra le due Coree?
«Noi speriamo che non ci siano scontri, e stiamo comunque aiutando Seul a rafforzare le proprie difese, che erano già  solide. Kim Jong-un dovrà  comunque fare molta attenzione, perché se ci fossero degli scontri potrebbe uscirne sconfitto, non vittorioso, e potrebbe pagarla di persona. Se andasse avanti su questa strada, rischierebbe parecchio».
Vuole dire che è ancora possibile negoziare una soluzione della crisi con Pyongyang?
«Non c’è nulla da negoziare, Pyongyang deve fare un passo indietro e basta. Tuttavia per il momento essa non ha troncato le comunicazioni che tiene con noi tramite il suo ufficio di New York. Ha tagliato la linea rossa con Seul, ma non la nostra. Sospetto che lo farà  se deciderà  di fare salire la tensione».
La Cina e la Russia non eserciteranno pressioni su Kim Jong-un affinché la crisi rientri?
«Non c’è da aspettarsi molto da loro. Due o tre settimane fa hanno appoggiato la mozione dell’Onu per il consolidamento delle sanzioni contro la Nord Corea, adesso invitano alla moderazione entrambe le parti. Penso che interverrebbero diplomaticamente e politicamente solo se la situazione precipitasse».

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