«No alla concordia». La scelta di Bersani

by Sergio Segio | 24 Marzo 2013 7:57

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ROMA — «Non è una missione impossibile. E non sono pessimista». Pier Luigi Bersani comincia le consultazioni per la formazione del nuovo governo con la consapevolezza della difficoltà  del compito, ma con l’ottimismo della volontà . Anche se, contemporaneamente, Silvio Berlusconi chiama il suo popolo a raduno e si dichiara pronto alle urne. Il segretario del Pd non deflette e annuncia i primi provvedimenti: ci saranno «norme stringenti sul conflitto di interessi, sull’incandidabilità , sull’ineleggibilità . Si riparte mettendoci sul pulito». E si riparte dalle «personalità  della società  italiana», che Bersani ha annunciato di volere incontrare. Il primo è stato Roberto Saviano. Dopo l’incontro Bersani ha garantito che ci saranno «subito misure per la legalità » e ha definito «una vergogna» che lo scrittore anticamorra debba andare in giro scortato.
Oltre a Saviano, ieri Bersani ha visto il presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, Graziano Delrio e la delegazione del Forum del Terzo settore. Oggi sarà  il turno di Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confindustria e Alleanze cooperative. E della Confapi del presidente Maurizio Casasco. Domani toccherà  ai sindacati e a Rete imprese Italia. E in serata ci sarà  la riunione della direzione del Pd, per fare il punto della situazione. Poi, a partire da martedì, ci saranno gli incontri con i rappresentanti delle altre forze politiche.
I primi passi del preincarico sono cauti: «Che ci sia un passaggio difficile, una porta stretta non lo nego, lo vedono tutti, ma se mi metto al servizio di questo passaggio non è per me ma perché credo che altre cose siano più difficili e precarie». Riferimento alle parole di Berlusconi, secondo il quale al segretario del Pd è stato dato «un incarico precario». Poi però ha chiarito la direzione sulla quale vuole muoversi, chiamandola «la strada di un doppio registro», «nel solco» delle indicazioni del capo dello Stato. Da una parte c’è un programma di governo, con le riforme necessarie, dall’altra un registro che riguarda i temi istituzionali, «rendendo esigibili alcune riforme di cui si parla da 15 anni senza averle fatte. Si tratta di trovare un equilibrio di responsabilità , fuori ci sono solo cose più difficili e precarie». Insieme con Enrico Letta, Dario Franceschini, Luigi Zanda e Roberto Speranza, Bersani ha discusso di come costruire una Convenzione costituzionale che impegni da Monti alla Lega fino al Pdl, e avere così da loro un atteggiamento che consenta al governo di partire.
L’equilibrio, però, è davvero fragile, visto che Bersani deve muoversi nello spazio stretto di un governo sostenuto dai voti indispensabili del centrodestra, senza dare l’impressione di accettare quello che il Movimento 5 Stelle è pronto a denunciare come «inciucio». Per questo, il segretario del Pd spiega che «potrà  esserci una corresponsabilità  istituzionale con il Pdl», ma non rinuncia ad attaccare: «Li incontrerò, ma non mi parli di concordia chi a pochi mesi dalle elezioni ha lasciato il cerino in mano a chi deve rimediare ai loro danni». Quanto ai 5 Stelle, chiede per l’ennesima volta «responsabilità ».
Poi ci sarà  da fare un governo, se le condizioni glielo permetteranno. E allora bisognerà  trovare nomi che non possano essere tacciati di vecchia politica e che siano esterni ai vecchi giochi. Per questo Bersani, dopo la consueta birra artigianale, scherzava con alcuni ragazzi promettendo «altre sorprese», dopo quella dei due presidenti delle Camere.
Tra le novità , ci sarebbe la volontà  da parte di Bersani di accorpare i dicasteri di Ambiente e Sviluppo economico e creare lo Sviluppo sostenibile, guidato da Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria. Come sorta di compensazione tra le parti sociali, il segretario del Pd starebbe pensando a Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil, per il Welfare.

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