by Sergio Segio | 7 Marzo 2013 11:23
Il povero Bersani lo insegue, seguito a ruota da Vendola, lasciando nelle mani dello stratega le regole del gioco, consentendogli di minare il percorso, verso un possibile governo del paese, con una serie di trappole. La prima è quella del governissimo, o governo tecnico, che, come già è stato opportunamente analizzato, accrescerebbe enormemente la forza del M5S dandogli ampia possibilità di dimostrare come questi partiti siano tutti uguali nella volontà di salvare comunque la poltrona.
Con la crisi economica che si aggrava ogni giorno di più – l’ultimo dato agghiacciante dice che il 65 per cento delle famiglie non ce la fa più – un governo tecnico moltiplicherebbe le 5 stelle trasformandole in un firmamento con la conquista della maggioranza assoluta alle prossime elezioni. Non importa se non sarà più Monti a presiederlo, quel che conta è che sarebbe comunque un governo sostenuto dalla “casta” Pd-Pdl.
La seconda trappola si chiama programma. Se Bersani si presenta di fronte al Parlamento con un governo composto da esponenti Pd-Sel armati dei famosi otto punti che dovrebbero far piacere a Grillo, posso sbagliare, ma prevedo una clamorosa bocciatura. Qualcuno si chiede perché, ed accusa Grillo di sfascismo. Invece questa scelta demolitrice è coerente con la strategia politica del M5S. Fuori i partiti, tutti a casa, significa che non possono più governare i soliti noti, tra cui sicuramente anche Bersani e Vendola, i due leader che, se avessero vinto le elezioni, sarebbero diventati presidente del consiglio e ministro del lavoro. Anche se Bersani portasse in Parlamento i venti punti del programma del M5S (ipotesi fantapolitica), verrebbe bocciato solo in quanto appartenente al mondo politico che questo movimento vuole azzerare, pena la sua perdita di consensi.
La terza trappola è quella più subdola : lasciare che i partiti si macerino, si dividano al loro interno (vedi il ritorno di Renzi in pole position) e dimostrino ancora di più la loro incapacità di uscire dall’angolo, diventando patetici e ridicoli agli occhi del paese. Con il risultato che si tornerebbe in breve tempo alle urne per regalare al Movimento di Grillo il premio di maggioranza alla camera.
C’è un solo modo per uscire, a sinistra, da questa impasse: analizzare il significato del M5S e tradurlo in un governo di alta qualità composto da prestigiose personalità senza tessere di partito o incarichi politici precedenti. Facciamo una simulazione: ministero della cultura (Stefano Benni o Franco Cassano, per esempio), dell’ambiente (Salvatore Settis), del lavoro (Landini o Airaudo, e non è una provocazione), della Sanità (Gino Strada) e via dicendo. Una squadra di governo che farebbe venire l’orticaria al Pdl o a Monti e che, allo stesso tempo, incontrerebbe le simpatie della gran parte del popolo grillino e dello stesso Grillo. Del Pd? Forse, ma non avrebbe alternative. Se fossi nel campo del M5S è quello che proporrei a Napolitano.
Questo «governo di qualità » non è un governo tecnico, è un ministero tutto politico, per portare in Parlamento un programma fondato sui punti condivisi da M5S,Pd-Sel, per ottenere il voto di fiducia. Un governo con una solida base parlamentare messo dunque nella possibilità , in pochi mesi, di realizzare alcuni obiettivi: una migliore legge elettorale, il taglio dei costi della politica, una vera legge anticorruzione, l’avvio della necessaria conversione ecologica dell’economia, un ripristino dei fondi per la scuola, l’università , la sanità pubblica, una parziale ma efficace introduzione del reddito di cittadinanza, ecc. Tutto bene? Quasi. L’idea è motivante e sostenibile (è in gran parte condivisa da Vendola), ma deve fare i conti con una resistenza forte, primaria.
Rimane, infatti, da sciogliere il nodo più difficile: Bersani è disposto a farsi da parte dopo aver vinto/perso le elezioni? E al suo posto chi dovrebbe andare, chi può godere le simpatie di questa inedita maggioranza? Se Bersani volesse veramente il bene del paese, e uscire dall’impasse che lo sta collassando, allora dovrebbe passare a Grillo la palla: che individui lui una personalità che possa ricoprire il ruolo di presidente del consiglio. Oppure che indichi una rosa di persone perché Pd-Sel possano scegliere. Il leader del Pd dovrebbe imparare dal politico Grillo come si gioca a scacchi: per raggiungere la meta spesso si devono sacrificare dei pezzi, anche importanti. Riuscirà il nostro a farlo ? Ne dubito, ma non dispero. Credo sia giunto il momento per raccogliere le firme per un appello che vada in questa direzione, prima che sia troppo tardi.
PS. Sono d’accordo con Guido Viale sulla priorità del debito pubblico da rinegoziare/ristrutturare, ma per farlo bisogna creare un’alleanza dei paesi del Sud -Europa (come ho scritto più volte) che si può avviare solo se c’è un «governo credibile» del paese, che abbia la volontà di farlo. Sempre tenendo presente del rischio, prima che questo accada, di non avere più un paese: «Oh dolce Italia di dolore ostello, non donna di Province, ma bordello….».
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