Le mani strette dei presidenti per la strage di Sant’Anna

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SANT’ANNA DI STAZZEMA (Lucca) — Un abbraccio sotto la pioggia e un momento di raccoglimento mano nella mano davanti al grande monumento Ossario dei martiri di Sant’Anna. Pochi secondi. Eppure così intensi da sembrare eterni ed inviolabili. È passato da poco mezzogiorno quando i due presidenti scrivono l’ultimo capitolo, quello della riconciliazione, di una delle tragedie più oscure della storia del Novecento: la strage di 560 innocenti, uomini, donne, bambini, sterminati dalle SS naziste il 12 agosto del 1944. Lo fanno, l’italiano Giorgio Napolitano e il tedesco Joachim Gauck, da connazionali europei, onorando la bandiera blu stellata dell’Unione che copre una lapide con parole in italiano e tedesco inaugurata per l’occasione. E improvvisamente, mentre accanto all’Ossario la bandiera della Repubblica federale sventola insieme a quella italiana, nel tempio del dolore lo scenario cambia, si modifica. Perché, come dirà  poco dopo Napolitano «per quanto possiamo deplorare che non si riesca ad avere giustizia nei tribunali, siamo certi che questa nostra memoria è anch’essa un’alta forma di giustizia collettiva. E è una condanna, più pesante di ogni altra, per coloro che portano la colpa di queste sofferenze».
Di ombre ce ne sono ancora. Se in Italia quell’eccidio ha trovato giustizia, e condanne sono state comminate contro i nazisti che lo perpetrarono, altrettanto non è accaduto in Germania dove il Tribunale di Stoccarda ad ottobre ha deciso per l’archiviazione.
Eppure ieri, per la prima volta, si è andati al di là  delle polemiche e delle accuse, delle scuse formali, dell’oblio obbligato e a senso unico. E a sorpresa le parole di Joachim Gauck sono apparse anche un monito al superamento di una giustizia forse imperfetta. «L’opinione pubblica non deve tacere se tacciono i tribunali — ha detto il presidente tedesco —, perché noi possiamo dare nome alla colpa. A Sant’Anna di Stazzema la dignità  degli uomini è stata calpestata, ma adesso noi siamo qui a celebrare il miracolo della riconciliazione. Era importante menzionare gli accadimenti, è importante chiamare sempre i crimini con il loro nome».
Una svolta, quella decisiva. «Senza dimenticare la memoria del dolore e ricordando il sacrificio di quelle vittime, non con la sola disperazione ma con il perdono e la riconciliazione», ha spiegato commosso Mario Marsili, 75 anni, uno dei superstiti dell’eccidio. Aveva sei anni quel 12 agosto del 1944 e si salvò grazie alla mamma Jenny, 28 anni, che prima d’essere massacrata scagliò uno zoccolo contro un soldato che stava per entrare nel fienile dove Mario si era nascosto.
Il nuovo capitolo di Sant’Anna ha le firme dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime. E quella di Enrico Pieri, un altro «bambino» scampato al massacro, oggi presidente dell’Associazione martiri di Sant’Anna. È stato lui a scrivere a Napolitano una lettera per chiedere l’incontro. Richiesta esaudita, come ha ricordato lo stesso capo di Stato, commosso: «Io sono stato solo il postino che ha portato a Gauck la lettera di Pieri. E il presidente della Germania ha deciso di venire con determinazione e tenacia e questo ha una grande importanza». Gauck, ha dedicato a Pieri parole straordinarie: «Io mi inchino davanti a lei», dice guardandolo negli occhi.
In mattinata Giorgio Napolitano aveva presieduto la cerimonia del 69° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine (335 vittime degli aguzzini nazisti agli ordini del colonnello Herbert Kappler) e aveva deposto una corona d’alloro all’interno del Mausoleo.


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