by Sergio Segio | 31 Marzo 2013 7:58
NICOSIA. Calma piatta dopo la guerra lampo della generazione «dell’abbondanza» Ieri a Nicosia non c’era nessuno per le strade a manifestare, nessuno davanti al parlamento, nessuno in coda nelle banche: tutto è già avvenuto, una sorta di guerra lampo seguita da calma piatta. Per chi conosce bene il Paese, la cosa può insospettire. Intervistiamo una giornalista particolarmente informata e columnist di riferimento sui social media ciprioti: Katherine Toumbourou. Il suo punto di vista sulla situazione è rassicurante e deprimente allo stesso tempo. Le proteste dei giovani? Tutte scuse per non andare a scuola. Vi avevano partecipato più studenti delle medie-superiori che universitari. Le sue parole confermano l’atmosfera che si respira nelle università dell’isola: i ragazzi sono disinformati, disinteressati alla politica e sostanzialmente viziati. Katherine li chiama la generazione «lasciamoli stare».
Figli dell’invasione del 1974, hanno ricevuto in eredità le ferite dei genitori, che hanno visto e vissuto l’attacco a Cipro e la successiva usurpazione di parte del territorio da parte della Turchia. Di fronte a qualsiasi capriccio, la reazione era sempre la stessa: «Lasciamoli stare, hanno sofferto abbastanza». E questo vale anche per i genitori stessi a cui viene condonato anche il comportamento un po’ incosciente di fronte a una crisi annunciata da anni. «E’ la generazione di Spyros Kyprianou» (Presidente di Cipro dal 1977 al 1988), dice Katherine, la generazione cioè dell’abbondanza, della promessa dell’abbondanza, della crescita edilizia e del benessere all’americana – le case erano costruite all’americana, le carte di credito e i mutui si moltiplicavano.
Una fase reaganiana che non prendeva in considerazione mai la possibilità che potesse finire. I figli di quella generazione sono cresciuti nella promessa di belle auto, facili guadagni e vita al di sopra delle proprie possibilità . Questi genitori e figli, dunque, manifestano insieme, gomito a gomito, la perdita di tutto questo? «No, non è ancora mai successo», mi spiega Katherine. «Devi capire che viviamo in uno stato in cui le banche non sono mai state controllate e in cui si è scoperto solo ora, dopo aver aperto i libri contabili che c’erano oltre 90 miliardi di euro nelle casse delle varie filiali dell’isola. I giovani non ne sanno niente né ne capiscono molto di queste cose. Hanno fatto un paio di manifestazioni, roba da poco. E ora è già tutto finito».
Sì, perché dalla riapertura delle banche l’80% dei liquidi sono stati ritirati dai correntisti ed è bastato questo a placare le rivolte. Per coprire il bisogno di tanta liquidità è arrivato l’altroieri sull’isola un aereo carico di denaro, cinque miliardi di euro tutti in una volta sola, una cifra inaudita che è stata trasportata nelle banche da cortei di autoblu e blindati. Ieri però la Banca centrale di Cipro ha confermato che i correntisti con depositi superiori ai 100 mila euro nella Bank of Cyprus subiranno un prelievo forzoso del 37,5% in cambio di azioni. Che sia finita già questa strana, breve «primavera cipriota»? La minaccia, del resto, è verso il loro stile di vita e da tempo, e non solo a Cipro, si è sostituito il come al cosa. Gli americani, per esempio, quando vogliono convincere la popolazione a intraprendere una guerra, dicono che è in gioco il loro stile di vita, la famosa «way of life», non la loro vita.
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