L’ultimo affronto ad Aldrovandi sit-in di poliziotti contro la mamma

by Sergio Segio | 28 Marzo 2013 8:20

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BOLOGNA – Alla fine di una giornata estenuante, rabbia e lacrime che non è riuscita a trattenere, Patrizia Moretti ha ancora la forza e la voce per raccontare il suo dolore di madre ferita, oltraggiata, provocata. «Hanno superato ogni limite umanamente accettabile». La notte del 25 settembre 2005 quattro agenti di polizia le hanno ucciso il figlio, Federico Aldrovandi. Sono stati condannati a tre anni e sei mesi per omicidio colposo, messi in carcere perché il Tribunale di sorveglianza non ha concesso misure alternative, ostacolo che la donna della squadra ha superato ottenendo la detenzione domiciliare.
Ieri, per solidarizzare con i colpevoli, venti colleghi del sindacato Coisp sono andati a manifestare proprio sotto le finestre del municipio di Ferrara, dove lavora questa mamma combattiva e senza tregua. «Li ho visti dalla finestra, non volevo scendere. Non volevo raccogliere la provocazione. Poi hanno aggredito il sindaco. Quello che stava andando più pesante, l’ho saputo dopo, era l’europarlamentare Polito Salatto. Allora sono corsa giù con due colleghe». E ha brandito, la foto di Federico morto, la testa in una pozza di sangue. «Mi è costato parecchio, troppo. Non sono riuscita a non piangere». I poliziotti le hanno girato le spalle e se ne sono andati. «Li avrei voluti vedere in faccia. Hanno evitato di incrociare gli sguardi, da vigliacchi».
Un suo post su facebook ha reso pubblica la sfida degli uomini dello Stato, vista da alcuni come «una prova di forza per misurare le reazioni». Ed è montata l’indignazione. Una bufera. Interviene Roberto Saviano, Nichi Vendola parla di «gesto sconsiderato», un messaggio di vicinanza alla mamma oltraggiata rimbalza sul blog di Grillo. Il Siulp si dissocia e chiede una indagine per accertare perché il presidio sia stato permesso. Prende le distanze il Sap, che a fine febbraio aveva assediato il Tribunale di sorveglianza di Bologna per spalleggiare uno dei colleghi condannati. Luigi Manconi, senatore Pd e presidente dell’associazione A buon diritto, dichiara: «È inaccettabile che Patrizia Moretti sia ancora costretta a mostrare lo scempio che è stato fatto di Federico per chiedere silenzio e rispetto».
«Non sapevamo che la signora lavorasse in Comune», prova a giustificarsi Franco Maccari, segretario generale del Coisp. Non pago, va ancora oltre: accusa la madre di Federico di aver inscenato una «contro manifestazione improvvisata e non autorizzata, abbandonando con altre persone il posto di lavoro» e ha da ridire sulla foto del ragazzo massacrato: «Non fu ammessa al processo perché ritenuta non veritiera». La risposta istituzionale più dura, unanime, arriva dal Senato: tutti i parlamentari e il governo, premier compreso, si alzano in piedi e battono le mani per esprimere solidarietà  a Patrizia Moretti. Il dipartimento di pubblica sicurezza ricorda le chiare prese di posizione dell’allora capo della polizia Antonio Manganelli e evidenzia: «estemporanee azioni dei singoli ricadono sotto la responsabilità , anche morale, degli stessi».
Mamma Patrizia chiude la giornata ringraziando la presidente della Camera, Laura Boldrini, per la telefonata che le ha fatto. Anche il questore di Ferrara, rivela, l’ha chiamata: «Non solo ha di fatto autorizzato le iniziative Coisp. Ha avuto il coraggio di dire che il segretario di quel sindacato voleva contattarmi per spiegarmi di non sapere che io lavorassi in Comune. L’ennesima bugia».

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