Lampioni ecologici e intelligenti

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A UN certo punto, con la spending review, si era pensato di tagliare anche il costo della notte spegnendo i lampioni italiani, neanche a dirlo tra i più antiquati e spreconi d’Europa. Oggi però, messa da parte l’idea di staccare l’interruttore nazionale, ecco spuntare i profili di nuovi pali votati al risparmio energetico.
Sotto la luce si può navigare su Internet, ricaricare la batteria dell’auto o della bici elettrica e consultare pannelli digitali per avere informazioni sulla viabilità .
Sono le luminarie di ultima generazione, centraline multitasking di servizi e risparmio energetico che stanno rischiarando, lampione dopo lampione, buona parte delle strade italiane. Dalla telegestione, passando per la distribuzione del segnale Wi-Fi, il controllo del traffico e la misurazione delle polveri sottili, le nuove luci moltiplicano i vantaggi per Comuni e cittadini. Garantendo, soprattutto, enormi risparmi, perché la luminosità  intelligente
varia anche a seconda della presenza di pedoni e veicoli intorno alle luci.
La nuova frontiera delle città  “smart” è a Prato, in Via Vannetti Donnini: in questa strada si distende l’ultimo impianto di lampioni “intelligenti” installato in Italia. Sono 60 pali inaugurati neanche un mese fa, dotati di telecamere, che dosano la luce a seconda dell’orario e della presenza di auto in strada. Non solo, ma il sistema di telegestione connette l’impianto alla sala operativa del Comune e segnala, automaticamente e in tempo reale, ogni guasto. Consentendo, così, un taglio nei costi di manutenzione del 35%. «Se coprissimo tutta la città  con questi lampioni, tra risparmio energetico e servizi aggiuntivi, la spesa del Comune potrebbe diminuire del 60%», spiega l’assessore all’Energia Filippo Bernocchi, snocciolando i conti della bolletta pubblica di Prato: oltre due milioni all’anno per l’illuminazione stradale che potrebbe scendere a meno di un milione.
Non è un caso, dunque, che il numero delle città  attratte dalle luci “intelligenti” continui a crescere: da San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, il cui impianto telegestito offre servizi di videosorveglianza, Wi-fi e controllo meteo, passando per Barletta, che grazie alle nuovi luce risparmia il 32% di energia ogni settimana, fino alla provincia di Mantova, dove il 70% dei comuni
ha varato un piano che prevede l’installazione di 50mila lampioni smart nei prossimi mesi. Complessivamente, in Italia, su un totale di 10 milioni di punti luce, circa il 3% delle luminarie è già  a risparmio energetico, con sistemi di telegestione e servizi integrati.
«Grazie alla loro presenza capillare sul territorio, i lampioni pubblici consentono di offrire più servizi senza bisogno di creare
nuove reti: in tempi di crisi, questo è un ottimo metodo per risparmiare » spiega Raffaele Villa, manager di Umpi, azienda emiliana che ha brevettato il sistema più diffuso di integrazione dei servizi, esportandolo in tutto il mondo. Del resto, i margini di risparmio sono enormi: l’associazione Cielo Buio ha calcolato che in Italia il consumo dell’illuminazione pubblica pro-capite tocca i
105 chilowattora, contro la media dell’Unione europea di 51. Il nostro, dopo la Spagna, è il paese più sprecone del continente, con un miliardo di spesa annua per l’illuminazione pubblica contro i 220 milioni del Regno Unito e i 330 della Germania.
Se, dunque, i comuni medi e piccoli sembrano ormai avviati sulla strada del risparmio, non altrettanto si può dire delle grandi città : «Far capire agli enti locali che le nuove tecnologie sono convenienti non è sempre facile» spiega Alberto Gerli, 32 anni, amministratore delegato di Arianna, una piccola azienda veneta di tecnologia led che in pochi anni si è affermata in Italia e all’estero: «Anche se il risparmio è evidente, spesso i bilanci pubblici e le trafile burocratiche non consentono l’investimento». Un punto di vista condiviso da Raffaele Villa,
che con l’Umpi ha illuminato buona parte del mondo islamico (dalle città  sante come Medina e La Mecca fino alle metropoli Gedda e Riad) ma fatica a lavorare a Milano, Roma o Torino: «È vero, in Italia siamo ancora in ritardo. Soprattutto le grandi città  sono vincolate a contratti di gestione molto lunghi che non consentono la riconversione rapida degli impianti».
Ma la luce pubblica discreta capace di attenuarsi quando la strada è deserta per tutelare la notte e la vita naturale che nel buio si svolge – non è utile solo al risparmio energetico. «All’estero l’illuminazione pubblica costa meno anche perché, in generale, si illumina con più raziocinio: non esiste quest’ansia della luce perpetua» chiosa Fabio Falchi, presidente di Cielo Buio. «Per la nostra associazione il risparmio energetico è solo una conseguenza, l’interesse principale è quello di preservare il cielo notturno. Vogliamo scongiurare, insomma, l’abolizione della notte».


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