La sfiducia che mina il benessere Vincono soltanto i vigili del fuoco

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ROMA — Se l’Italia è, come è, uno dei Paesi più ricchi del mondo, perché c’è tanta insoddisfazione e rabbia, come si è visto anche alle elezioni? Perché il Pil, l’indice che misura il prodotto interno lordo, non dice tutto. Il benessere delle persone non si esaurisce nella sfera economica. E non può avanzare se, per esempio, la sfiducia verso le istituzioni (da noi ormai ci si fida solo dei pompieri) dilaga. Da ben prima della crisi studiosi ed economisti, come il premio Nobel Joseph Stiglitz, invitano ad «andare oltre il Pil». Lo stesso Stiglitz fu chiamato dall’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, a guidare una commissione sulla «Misura della performance dell’economia e del progresso sociale» che nel 2010 ha prodotto una corposa relazione. Ora anche l’Italia dispone di un documento simile, seguendo l’input che l’Ocse ha dato a tutti i Paesi avanzati di individuare un set di indicatori che aiutino i governi e le istituzioni internazionali a valutare il benessere complessivo e misurare l’impatto che su di esso hanno le leggi. Si tratta del Primo rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) scritto da Istat e Cnel, che verrà  presentato lunedì alla Camera, alla presenza di Giorgio Napolitano, dai presidenti Enrico Giovannini (Istat) e Antonio Marzano (Cnel) sostenitori del nuovo approccio (Marzano ne parlò già  nel 2009 nel meeting Ocse di Busan, in Corea del Sud).
Dodici voci per il Bes — È appena il caso di notare che un sostenitore del Bes è anche Beppe Grillo. E guarda caso molte delle insoddisfazioni denunciate dagli italiani e molti dei ritardi e dei problemi del nostro Paese che emergono nel rapporto sono quelli sui quali insiste il Movimento 5 Stelle. Ovviamente il rapporto (272 pagine) non contiene considerazioni politiche ed è stato chiuso ben prima delle elezioni. Il testo individua 12 ambiti per dare forma al Bes: salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione dei tempi di vita; benessere economico; relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza; benessere soggettivo; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; ricerca e innovazione; qualità  dei servizi. Su questi proseguirà  il «lavoro di approfondimento». Ecco intanto una sintesi dei risultati.
Politica e istituzioni — Ambito di primaria importanza per il benessere della società . Purtroppo in Italia esso si segnala in negativo. «Sfiducia nei partiti, nel Parlamento, nei consigli regionali, provinciali e comunali, nel sistema giudiziario. Una sfiducia trasversale che attraversa tutti segmenti della popolazione, tutte le zone del Paese, le diverse classi sociali», dice il rapporto. Misurando da 1 a 10 il grado di fiducia dichiarato dai cittadini, all’ultimo posto troviamo i partiti con 2,3, quindi il Parlamento con 3,6, le amministrazioni locali con 4, la giustizia con 4,4. Raggiungono la sufficienza solo le forze dell’ordine con 6,5. Meglio di tutti i vigili del fuoco con 8,1. Altro indicatore significativo, l’aumento della partecipazione alla politica sul web. In soli tre mesi, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, si passa da 6,8 a 9,4 milioni. Col senno di poi, quasi un annuncio del boom elettorale di Grillo.
Qualità  dei servizi — Migliora, ma l’Italia resta distante dall’Europa. In Calabria e Sicilia più di una famiglia su quattro continua a non avere l’acqua regolarmente. Nel Paese un terzo dell’acqua si perde per strada. Ancora peggio i rifiuti: il 46% viene smaltito in discarica (93% in Sicilia, 7,7% in Lombardia) mentre è l’1% in Germania, Paesi Bassi, Svezia e Austria. Nelle carceri ci sono 140 detenuti ogni 100 posti disponibili, il 43% senza condanna definitiva contro una media europea del 27%. Trasporti: gli italiani dedicano in media un’ora al giorno agli spostamenti. Al primo posto Roma con 88 minuti.
Paesaggio e patrimonio culturale — Soffre per mancanza di risorse e di controlli che facciano rispettare le norme. Destiniamo a questo settore spesa pubblica solo per lo 0,4% del Pil contro lo 0,8% di Francia e lo 0,6% di Spagna. L’abusivismo edilizio ha raggiunto proporzioni che non trovano riscontro in Europa: nel Sud ogni 100 abitazioni 30 sono costruite illegalmente. Le persone che giudicano in evidente stato di degrado il paesaggio dove vivono sono il 18,3% (il 20,7% tra i più istruiti).
Ambiente — Quasi il 2% del territorio è gravemente inquinato. Ci sono 57 Sin (Siti contaminati di interesse nazionale), nessuna regione si salva. Ai primi posti Campania, Lazio e Piemonte. Nel 2011 nei capoluoghi il limite di inquinamento dell’aria è stato superato in media per 54 giorni.
Benessere economico — Ammortizzatori sociali e solidarietà  familiare tamponano la crisi, ma la povertà  aumenta. Crescono i divari: nel 2011 il 20% più ricco aveva un reddito 5,6 volte superiore a quello del 20% più povero, era il 5,2% nel 2008. Sale il livello di concentrazione della ricchezza: il 10% al top ha il 45,9% del totale (44,3% nel 2008). Il 18,8% delle famiglie riceve aiuti in denaro o natura.
Relazioni sociali — L’Italia è uno dei Paesi Ocse con i più bassi livelli di fiducia verso gli altri. Solo il 21% ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia, contro il 33% Ocse, il 60% in Danimarca.
Benessere soggettivo — La quota di italiani che dichiara alti livelli di soddisfazione rispetto alla propria vita scende dal 46% del 2011 al 35% del 2012. Valori inferiori al Sud e tra chi ha una istruzione bassa.
Istruzione e formazione — L’Italia è in ritardo in Europa. Neet in aumento: i giovani (15-29 anni) che non lavorano e non studiano sono in media quasi il 23%: in Campania e Sicilia più del 35%. Il livello culturale dipende da quello dei genitori e la scuola non riesce a riequilibrare lo svantaggio di partenza.
Lavoro — Causa crisi è sceso il tasso di occupazione e di stabilizzazione per i precari. Sale invece la quota lavoratori sovraistruiti rispetto a quello che fanno. Ci sono meno occupati che nel 2008. Un lavoratore a termine su cinque lo è da più di 5 anni. Aumentano i working poors a causa dei bassi salari.
Sanità  â€” Siamo tra i più longevi al mondo, ma senza una buona qualità  della vita, soprattutto le donne anziane e i meno istruiti. I giovani si avvicinano pericolosamente al modello di consumo di alcol del Nord Europa. Siamo troppo sedentari, fumiamo troppo e mangiamo poca frutta e verdura.


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