by Sergio Segio | 5 Marzo 2013 7:58
ROMA — Ieri l’Eurogruppo, oggi l’Ecofin con al centro anche il caso Italia e le sue incertezze post-elettorali. E mentre il ministro del Tesoro Vittorio Grilli è a Bruxelles per tranquillizzare i colleghi europei sulle uscite del Movimento 5 Stelle, il presidente del Consiglio Mario Monti è salito ieri al Quirinale dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Al Quirinale si è parlato anche della situazione economica che l’altro giorno l’Istat ha fotografato con dati non proprio esaltanti: un 2012 che chiude con un Pil a meno 2,4%, disoccupazione all’11%, debito pubblico a 127%, consumi delle famiglie in calo del 4,3%, pressione fiscale alla soglia record del 44%. Ma il deficit è sceso al 3% evitando all’Italia la procedura di infrazione europea e facendola entrare in una zona virtuosa visto che ben 20 Paesi su 27 sono sotto procedura. Così come l’avanzo primario è raddoppiato al 2,5% del Pil. Tutti elementi che portano acqua al mulino di Monti che si è mosso nel 2012 risanando i conti, seguendo le regole del rigore in salsa europea. E ora l’Europa entro il 30 di aprile attende il Def, il Documento di economia e finanza previsto dalle nuove regole che anticipano il perimetro delle scelte politiche in materia di sviluppo e di conti pubblici. L’anno scorso il governo in questo periodo era già sotto stress. Adesso in via XX Settembre è tutto fermo. Il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via (ex Banca mondiale) non ha smesso di preparare simulazioni e scenari ma ormai è chiaro che la palla per il Def 2013 passerà al prossimo governo. «Mi sembra una impostazione corretta — commenta Giuseppe Pisauro, docente di Scienza delle finanze alla Sapienza — gli impegni programmatici non li può prendere questo esecutivo, bisogna dire che l’eredità di Monti è buona anche se non sono esclusi aggiustamenti in corso su alcune questioni ancora aperte come l’Iva, gli esodati e le missioni di pace».
Parlando di eredità anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento e padre della spending review Piero Giarda sta lavorando a un documento che sarà reso pubblico nei prossimi giorni. In quel dossier ci sarà il consuntivo di quanto è stato fatto nel corso del 2012 e quanto si può ancora risparmiare o migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione.
Le scadenze sono comunque serrate e tutte in chiave europea: giovedì Mario Draghi presiederà la riunione della Bce durante la quale non è escluso si torni a discutere della situazione dell’Italia; settimana prossima, 14-15 marzo, si terrà un vertice Ue per valutare i progressi degli Stati membri sul cammino delle riforme e il 30 di aprile l’invio del Def da parte di Roma. L’impalcatura del nostro dossier economico è legata a doppio filo alla velocità delle soluzioni politiche e a quella dello spread con i Bund tedeschi.
Roberto Bagnoli
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