by Sergio Segio | 26 Marzo 2013 8:47
Il Forum della Dignità che si apre oggi a Tunisi, il primo in un paese arabo, è qualcosa di straordinario che va guardato e valorizzato, perfino con gratitudine. Perché per noi europei del sud il Mediterraneo è l’unico spazio dove è possibile comporre un progetto positivo di uscita dalla crisi. CONTINUA|PAGINA7 Senza una nuova Europa multipolare e multi-identitaria, che apprezzi le diversità invece di imporre un modello unico, saremo sempre Pigs.
Noi italiani parteciperemo a centinaia al più grande evento mai organizzato dalla società civile democratica del Maghreb, ospiti di associazioni e sindacati che fino a due anni fa non potevano neanche organizzare una riunione senza finire in galera. Sono attori sociali che hanno contribuito a cacciare un dittatore, che hanno scelto la strada costituzionale, e la perseguono coerentemente nonostante sia difficile, convinti che alla democrazia non ci sia alternativa. Hanno risposto con la partecipazione popolare nonviolenta all’assassinio di Chokri Belaid, agli attacchi alle sedi sindacali e alla cultura laica da parte dei salafiti. Sanno che la democrazia è una strada in salita, e su quella camminano. Il Forum per loro è prima di tutto una grande mobilitazione politica per tenere aperto e allargare lo spazio democratico nel loro paese e nella loro regione. E hanno chiesto al mondo di andare a Tunisi per aiutarli in questa impresa.
Sarà un grande incontro degli attivisti democratici della regione, moltissimi i giovani, da tutti i paesi del Maghreb e del Mashrek. Per la maggior parte di loro, sarà la prima esperienza internazionale: è stato fatto un grande lavoro per coinvolgere studenti, giovani disoccupati, donne, emigrati -non solo dalle città ma dalle zone rurali e periferiche. È il frutto della tessitura fatta in questi anni dal Forum Sociale del Maghreb, che ormai coordina i sindacati e le organizzazioni sociali di tutta l’area, guidato dall’intelligenza paziente e visionaria dei democratici marocchini e da figure come Kamal Labhib, incarcerato negli anni di piombo di Hassan II, che ora guida la società civile nei processi di democratizzazione e nel processo di pace dal basso con i saharawi.
Gran parte dei dibattiti sarà dedicata ai temi per loro centrali: la transizione democratica, la relazione fra religione e democrazia, gli estremismi religiosi, il ruolo delle donne, il grande tema del lavoro e dello sviluppo, le guerre, la Palestina, i migranti.
La primavera araba non è diventata autunno. È fatica e intelligenza quotidiana di attivisti che difendono unghie e denti lo spazio pubblico della regione condivisa, reinventando partecipazione e democrazia, esattamente come dobbiamo fare qui.
* Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale – Presidenza nazionale dell’Arci
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