by Sergio Segio | 8 Marzo 2013 9:42
La risoluzione messa a punto dagli Stati Uniti aggiunge tre individui e due entità alla lista nera delle Nazioni Unite e ha imposto un giro di vite sulle attività bancarie e ai trasferimenti di denaro legati al programma nucleare di Pyongyang. Poco prima il regime aveva minacciato di sferrare un attacco nucleare «preventivo» contro gli Stati Uniti e qualsiasi altra potenza ostile, un riferimento alle manovre militari congiunte Usa-Corea del Sud, viste da Pyongyang come una minaccia di un attacco convenzionale e nucleare. In realtà una risposta «preventiva» all’imminente risoluzione Onu. La retorica così forte, pur se già ampiamente utilizzata in passato, conferma comunque l’indubbio inasprimento delle relazioni tra la «Monarchia Rossa» e Washington, dopo il lancio del missile lo scorso dicembre e il terzo test nucleare del 12 febbraio. La replica americana non si è fatta attendere. «La Corea del Nord non otterrà nulla attraverso nuove minacce e provocazioni», ha detto l’ambasciatrice Usa all’Onu, Susan Rice, commentando le parole di Pyongyang su un ipotetico attacco nucleare preventivo.
La risoluzione approvata ieri è in effetti il frutto di tre settimane di intensi negoziati al Palazzo di Vetro tra gli Stati Uniti e la Cina, l’unico alleato della Corea del Nord nella regione. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, un ex ministro degli Esteri sudcoreano, ha inoltre spiegato che la risoluzione «invia il messaggio inequivocabile a Pyongyang che la comunità internazionale non tollererà i suoi tentativi di dotarsi di armi nucleari». I nuovi provvedimenti restrittivi contro Pyongyang colpiscono i diplomatici nordcoreani, i trasferimenti di denaro e l’accesso a beni di lusso. Impone il congelamento dei beni e il bando ai visti a tre funzionari e due società legate al comparto militare.
La risoluzione 2094 approvata ieri è una «forte condanna» della Corea del Nord, ha commentato ancora l’inviata Usa al Palazzo di Vetro, Susan Rice, anticipando «ulteriori azioni significative» se Pyongyang porterà a termine altri test nucleari. In ogni caso, ha aggiunto Glyn Davies, inviato statunitense per la politica della Corea del Nord, «stiamo lavorando con Seul per adottare le misure necessarie a difenderci» dalle minacce di Pyongyang.
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