La mediazione in rete di Jacopo Fo “Beppe non crescerà  se si rivota”

by Sergio Segio | 3 Marzo 2013 8:01

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ROMA — «Stiamo per aprire un dibattito in Rete. La parola d’ordine è: non perdiamo questa occasione. Se qualcuno pensa che, tornando a votare, Grillo raddoppia i voti sbaglia ragionamento». Jacopo Fo ha pronta una piattaforma di proposte da mettere sul web perché centrosinistra e grillini si parlino, al di là  dell’«isteria della politica italiana che si nutre di scambi di insulti».
Quindi, Jacopo Fo lei fa da mediatore?
«Ma no!».
Però lancia in Rete le proposte per il confronto?
«Stiamo organizzando un dibattito online per combinare proposte e persone, idee e interlocutori. Una petizione è già  partita mercoledì scorso, ha avuto 15 mila adesioni, ci vuole qualcosa in più. Ma siamo solo persone di buona volontà , e non è facile. Si tratta delle cose da fare nei primi 30 giorni di governo. Ci sono i grandi passi – il taglio dei costi della politica, dei parlamentari, le norme sui partiti, il sostegno alle famiglie in disperazione – e parallelamente i piccoli passi. Penso a una serie di cose che comportano un risparmio quotidiano».
Quali, per esempio?
«Una riforma che varrebbe il 3% della bolletta energetica è l’obbligo di mettere il termostato in particolare negli spazi pubblici, dove i caloriferi vanno spesso a palla. L’ingegnere Maurizio Fauri, dell’università  di Trento, ha individuato poi, dove tagliare gli 80 miliardi di spreco energetico. Altro esempio, il giudice Gerardo D’Ambrosio, quand’era senatore, presentò un pacchetto di leggi sulle spese della giustizia. Mia madre, Franca Rame, allora anche lei senatrice, cercò di portarle avanti. Niente da fare, sono leggi rimaste dormienti».
In definitiva lei crede che si riuscirà  a uscire dallo stallo e Grillo accetterà  un governo con il centrosinistra?
«Sì, mio padre Dario Fo l’ha detto più volte: Grillo non è un marziano».
Non sembrano esserci le premesse.
«Se togliamo gli insulti che Beppe e Bersani si sono scambiati, mi pare che abbiano entrambi detto che possono ritrovarsi su un programma. Il segretario del Pd deve cercare la quadra e il M5S deve rispondere agli italiani perché, se non succede nulla di quanto promesso, non lo votano più».
Si metteranno d’accordo, per forza?
«Perché non dovrebbero? Sarebbe da folli, come da folli è un’Italia che butta 60 miliardi di euro per via della corruzione, 80 miliardi per lo spreco energetico, 60
miliardi in burocrazia, per non parlare dell’evasione fiscale, delle mafie. L’ingovernabilità  deriva dalle lotte di lobby. Se neppure un partito che nasce dal nulla, come i 5Stelle, riesce a cambiare la situazione…».
Magari Grillo appoggerebbe un governo ma non con Bersani premier?
«Penso che solo Bersani e Grillo insieme possano gestire il cambiamento, e non sono bersaniano, ho fatto campagna elettorale per Sel. Quando sento che il Pd richiama Renzi, che ha perso alle primarie, allora temo che si avvitino in qualche lotta d’apparato».
Sul web circola un paragone tra un discorso di Hitler e le dichiarazioni di Grillo, che a sua volta chiama Bersani “zombie, morto che parla”.
«Abbassiamo i toni. La reazione di Grillo viene dopo 19 anni di insulti».
L’Italia ha consegnato il paese ai clown, come dicono all’estero?
«Si interroghino anche sul perché l’Italia è stata l’ufficio affari sporchi dell’Occidente. De Gregorio è stato pagato da Berlusconi, ma credo anche gli Usa volessero fare cadere Prodi».

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