by Sergio Segio | 17 Marzo 2013 8:12
D’altro canto il ricambio decennale di fatto non è avvenuto: nell’ultimo congresso del Partito, nel novembre scorso, sono stati nominati i sette nuovi timonieri, cinque dei quali però al prossimo congresso andranno in pensioni per limiti di età . Si tratta quindi di un ricambio molto graduale, in attesa che la «sesta generazione» possa dimostrare sul campo la propria efficienza. Innanzitutto: con le nuove nomine stabilite dalla coppia Xi JinpingLi Keqiang una donna arriva forse nella posizione politica più alta del pianeta.
Si tratta di Liu Yandong 67 anni, nominata come vice premier (in Cina sono quattro). Liu respira grande politica da tempo: il padre aveva connessioni importanti con Jiang Zemin, lei ha studiato alla Tsinghua – ingegneria chimica – nella stessa facoltà dell’attuale premier Xi Jinping ed è considerata una protetta di Hu Jintao, tanto che prima del 18mo congresso era data come quasi certa tra i sette più potenti. Nomina sfumata, cui è seguito un ruolo importante, considerando che tra i venticinque membri del Comitato permanente del Partito c’è solo un’altra donna, Sun Chunlan.
Un’altra, Li Bin – come anticipato dal manifesto nei giorni scorsi ha ottenuto l’importante ministero della Salute. Un ufficio che nell’ambito del rimpasto generale diventa la «Commissione per la salute e la pianificazione familiare». Toccherà a lei provare a riformare la legge del figlio unico che proprio in questi giorni è tornata di attualità . Secondo dati ufficiali infatti, dal 1971 a oggi sarebbero stati 336 milioni gli aborti in Cina. La legge potrebbe essere riformata ma non cancellata. Sempre nell’ambito dei vice premier altre novità importanti. Si dirà nei prossimi giorni di un governo conservatore per curriculum e fedeltà alla linea. Però tra i vice premier è finito anche Wang Yang, il più giovane, 58 anni. L’ex governatore del Guangdong, protagonista del «capolavoro di Wukan» quando scelse il dialogo anziché lo scontro con i rivoltosi, è considerato uno dei più liberali e più attenti alla società civile tra i nuovi funzionari cinesi. Il terzo vice premier è Zhang Gaoli, già membro del comitato permanente del Politburo, ex capo di Partito di Tianjin, una metropoli a mezz’ora da Pechino che ha visto un boom finanziario impressionante negli ultimi anni.
Infine, altro vice premier, lo shanghaiese Ma Kai, già responsabile della Commissione nazionale per le riforme. Novità anche sul fronte degli Esteri, con la decisione di affidarsi a persone in confidenza con quanto dovranno occuparsi e con rilevanti esperienze internazionali. Innanzitutto l’ex ministro degli Esteri, Yang Jiechi è promosso consigliere di stato. Laureato alla London School o f Economics era stato anche ambasciatore negli Usa durante il primo mandato di George W. Bush. Al suo posto è stato nominato Wang Yi, 59 anni. Wang ha esperienza come ambasciatore in Giappone, è stato il funzionario incaricato di gestire i dialoghi a sei sugli armamenti nucleari nord coreani, è stato direttore dell’Ufficio che si occupa dei rapporti con Taiwan.
La sua nomina evidenzia le priorità di Pechino: sistemare le contese con i vicini e riportare la Corea del Nord sotto controllo, per la stabilità nell’area. Infine alcune conferme e novità importanti sul fronte finanziario. Zhou Xiaochan rimane a capo della Banca centrale cinese, sintomo della volontà di Pechino di rendere via via lo yuan più flessibile. Lou Jiwei invece, l’uomo più desiderato d’Europa e non solo, in quanto a capo del gigantesco fondo sovrano cinese China Investment Corp., è il neo ministro delle finanze (prima era il vice). Dovrà rendere la Cina un paese finanziariamente appetibile per i soldi europei e statunitensi, con i quali Pechino, forse, sta pensando di pagarsi il suo futuro sviluppo, evitando le crisi finanziarie che hanno messo al tappeto l’altra parte del mondo.
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