by Sergio Segio | 5 Marzo 2013 7:53
Conta di incontrarli separatamente. E il fatto che l’iniziativa sia stata annunciata dopo le due ore di colloquio avute ieri mattina da Monti con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, conferma un raccordo con il Quirinale che si prolunga oltre il voto del 24 e 25 febbraio.
La tensione latente sui mercati finanziari e lo spread a 344 punti dice che sull’Italia grava il pericolo di un’offensiva speculativa. Ma dopo le rassicurazioni date da Napolitano a Berlino sulla continuità della politica economica del governo, si doveva spedire un segnale ulteriore agli alleati europei e alla Bce. L’invito ai tre capi delle coalizioni che si sono affrontate appena una settimana fa, più Monti alla guida della quarta, dà seguito alle parole del presidente della Repubblica. E punta a misurare quanto di comune e quanto di divergente ci sia sui temi che riguardano l’Europa; e a richiamare tutti alle proprie responsabilità di fronte a chi li ha votati.
L’attacco insistito del movimento grillino contro la moneta unica, in particolare, non è senza riflessi internazionali. Come non lo sono le promesse fatte durante la campagna elettorale da molti dei partiti, prescindendo dai margini di manovra effettivi che qualunque maggioranza avrebbe. L’impressione è che la mossa non sia stata compiuta per inseguire gli interlocutori. Piuttosto, in sintonia con Napolitano si cerca di capire quale sia il mandato del governo al vertice a Bruxelles del 15 marzo. La vecchia coalizione non esiste più, e Monti vuole sapere se potrà parlare col «placet» delle forze presenti alle Camere.
Ma soprattutto, sa che gli verrà chiesto di spiegare su quali punti della politica europea del 2013 ci sia continuità , e su quali invece si debba prendere atto di una cesura. Si tratta di un passaggio delicato ma necessario, per arginare l’immagine di un’Italia che all’estero rischiano di percepire come avviata alla deriva e all’instabilità dopo la prova elettorale. Il «no» di Grillo a qualunque governo dei partiti e il «sì» teorico a una maggioranza guidata da un tecnico sembra un espediente tattico per tenersi le mani libere; e per non compromettere la possibilità di andare alle elezioni rapidamente, sperando di dare una spallata ulteriore al sistema e alle istituzioni. L’invito a Palazzo Chigi, invece, punta a coinvolgerlo.
Non nel senso di strappargli il «sì» ad una coalizione. Ma almeno a fargli dire quali proposte e soluzioni ritiene che sia giusto presentare davanti agli altri alleati europei. Dalla risposta si indovinerà se e quanto il Movimento 5 Stelle voglia passare da un’opposizione totale a un’assunzione di responsabilità in positivo. L’arrivo caotico e trionfale dei nuovi eletti a Roma sottolinea l’attenzione sui grillini come fenomeno nuovo. Un rifiuto di incontrare Monti, tuttavia, farebbe capire che non esistono spazi né di dialogo né di mediazione, perché Grillo e il suo partito non vogliono o non possono cambiare atteggiamento. Ma l’Europa non aspetta. Anzi, c’è da scommettere che incalzerà l’Italia quanto e più di prima.
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