In fila ai bancomat e nei supermarket “La Merkel ci vuole sul lastrico”
NICOSIA — La signora con i due bambini guarda con aria afflitta l’assegno. «Mi dispiace, non possiamo cambiarlo», dice Kostantina, al servizio clienti del market Afienitis. Poi, quando la mamma delusa è andata via, aggiunge: «Era un assegno di quasi 800 euro, le avrei dovuto anticipare parecchio contante. Cerchiamo di assistere almeno chi conosciamo, i clienti abituali, ma non possiamo farlo con tutti ». Fuori dal supermarket più popolare di Nicosia il bancomat è fuori servizio. Alle casse, i carrelli sono carichi. «La gente sta facendo acquisti abbastanza robusti », aggiunge l’addetta al Customer service, «non parlerei di riserve, ma comunque di spesa superiore alla media». Per ora la prospettiva di un blocco del sistema bancario sembra lontana, ma la mancanza di contante in circolazione comincia a spaventare i ciprioti.
Al Debenham’s, sull’incrocio della centralissima Makarios street, i clienti sembrano rari. «Stamattina era pieno, in effetti c’è stato anche qualcuno che sembrava impegnato a fare scorte, ma adesso la gente è a pranzo», dice la cassiera. Sul pilastro accanto al registratore di cassa l’avviso: “Dal 13 marzo non prendiamo più assegni. Ci dispiace”. E da stamattina, aggiunge l’addetta, non sono accettate nemmeno le carte di credito della Laiki Bank, la banca popolare al centro della tempesta finanziaria.
Il bancomat Laiki su Makarios street è stato rifornito di contante, e la fila dei correntisti si snoda su tutto il marciapiede. Maria ha davanti a sé almeno altre trenta
persone ansiose di ritirare quello che possono, ha tutto il tempo di maledire l’Europa e rimpiangere la Cipro del tempo che fu. «Quest’isola era un paradiso, una volta. Ma adesso la Merkel ci vuole disperati, vuole gettarci sul lastrico, per poi impadronirsi dei nostri giacimenti di gas!». La signora è proprietaria di dodici negozi
di abbigliamento, in franchising per una multinazionale. «Se il mio conto qui è superiore ai centomila euro? Non glielo dico». Ma ammette tranquilla: «Nei miei negozi non accettiamo più i pagamenti con le carte di credito».
Anche gli impiegati della Laiki sono spaventati all’idea che l’istituto non riapra martedì insieme alle altre banche. E la prospettiva li ha spinti a manifestare davanti al Parlamento assieme ai correntisti. Il nervosismo era tale che l’intervento della polizia è finito in tafferuglio, con un dimostrante ferito.
Ci sono anche ciprioti che non si lasciano tentare dalla disperazione e reagiscono con iniziative di solidarietà quotidiana. Christos Chrysanthou, proprietario del market “Mas” del quartiere Latsia, ha deciso di dare fiducia ai clienti in difficoltà . «Usiamo la tessera di fedeltà , quella su cui si accumulano i punti, per fare credito a chi non ha soldi. Non parliamo di grandi somme, ma di una spesa che basta tutt’al più per un paio di settimane», racconta. E sua figlia Elena, manager del negozio e insegnante di inglese, aggiunge: «No, non è un modo per conservare i clienti. E’ un modo per non ridurli alla fame. Noi accettiamo le carte di credito, ma c’è gente che non ne ha, gli anziani, i più poveri. Siamo tutti esseri umani. Certo, non potremo andare avanti molto a lungo così, anche noi dobbiamo pagare i fornitori». Ma la famiglia Chrysanthou è davvero contro corrente. Sull’ipotesi di un’uscita dall’euro, Christos scuote la testa: «Riprendere la vecchia sterlina cipriota sarebbe fare un passo indietro». Sono in pochi a pensarla come lui: secondo un sondaggio Prime Consulting pubblicato dal giornale greco “Ekathimerini”, due ciprioti su tre vorrebbero portare l’isola fuori dell’eurozona per stringere rapporti più stretti con Mosca. E nove su dieci approvano il “no” del Parlamento al prelievo forzoso dei conti. Come dire: Europa, giù le mani, o farai senza di noi.
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