Il toto-vicepremier
La sua è una figura di «riformatore finanziario» e potrebbe avere un ruolo influente nella nuova squadra economica. Approcci liberali quindi confermati, specie se la voce insistente che vuole vice premier, in Cina sono più di uno, anche Wang Yang, dovesse venire confermata. L’ex governatore del Guangdong, che da solo produce un quinto delle esportazioni cinese, è considerato un «liberale» ed era stato escluso dal comitato permanente (bocciato, pare, da Jiang Zemin). Come vice presidente invece dovrebbe essere nominato Li Yuanchao, un altro dei grandi esclusi dal gotha politico durante il Diciottesimo Congresso del PCC e attuale capo del potente Dipartimento organizzativo del partito che ha supervisionato nel tempo i limitati esperimenti di riforme politiche all’interno del partito. L’eventuale nomina a vice presidente garantirebbe a Li una quasi sicura nomina tra i sette leader del paese nel 2017. Stupore invece ha destato la nomina di alcuni veterani o membri di famiglie cinesi potenti alla presidenza della Conferenza consultiva. Tra di essi come riporta il South China Morning Post, Nian Fuchun, assistente del direttore del Dipartimento politico generale dell’esercito, già segretario personale di Deng Xiaoping negli affari militari e Chen Jiping, vice-presidente esecutivo della China Law Society già segretario di Qiao Shi, ex presidente della Assemblea Nazionale del Popolo.
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