Il Professore e l’ipotesi ritorno alle urne
ROMA — Mario Monti ritiene che il tentativo di Bersani di formare un governo sia destinato a fallire e che le ipotesi di tornare a votare siano al momento molto alte. È un convincimento rafforzatosi nelle ore successive al colloquio di due giorni fa avuto con il capo dello Stato e di cui ieri il Professore ha discusso con Matteo Renzi, in vista a Palazzo Chigi.
Due ore di incontro con il sindaco di Firenze, a tu per tu, con la moglie Elsa che entrava di tanto in tanto nello studio, hanno avuto ieri come giustificazione formale un visita di carattere istituzionale: «Non ci poteva essere scusa migliore per provocare Bersani», dicono nello staff di Scelta civica, ironizzando su quella che chiamano divertiti la «scusa» di Renzi.
Oggi Monti terrà una conferenza stampa e finalmente dirà cosa pensa del momento politico. Con i suoi ha giudicato «un atto di egoismo», innanzitutto verso il Paese, l’arroccamento di Bersani sull’ipotesi di un governo con Grillo. La ritiene un’opzione destinata al fallimento e si prepara a rimarcarlo in sede di elezione del presidente del Repubblica, scelta su cui è certo di poter giocare un ruolo non indifferente.
Forse sono solo suggestioni, scenari corroborati da auspici di parte, ma quello che apertamente i collaboratori del Professore immaginano in questo momento è un’alleanza politica fra Renzi e il Professore, dopo il fallimento del tentativo di Bersani di formare un governo e lo scioglimento anticipato della legislatura. Dunque l’intesa non sarebbe per domani, ma in prospettiva magari di un ritorno alle urne.
Ovviamente si può solo chiamare scommessa politica, non è affatto detto che il presidente della Repubblica la pensi allo stesso modo, ma la prospettiva di votare di nuovo prima dell’estate è giudicata a Palazzo Chigi molto verosimile: e con un Pd in cui Renzi vincesse la sua partita per la leadership allora si schiuderebbe un altro scenario, che in qualche modo depotenzierebbe anche il Cavaliere.
Insomma sembra che per Monti tutte le ipotesi sin qui fatte confliggano con i numeri parlamentari, con le esigenze di governabilità del Paese, che ha un bisogno di stabilità ancora drammaticamente alta rispetto ad altri Paesi europei. Anche se lo stesso premier uscente riconosce che tutte le opzioni restano formalmente ancora aperte. Ma tornare a votare dovrebbe consentire di ritrovare un livello più accettabile di stabilità politica, per dare al Paese un governo più forte di quelli che in queste ore si stanno immaginando in ogni sede istituzionale.
Sono argomenti che domani potranno essere affrontati da Monti direttamente con Bersani: l’incontro per preparare una convergenza istituzionale ampia sul prossimo Consiglio europeo è destinato a coinvolgere anche questi temi. E lo stesso avverrà il giorno dopo con Berlusconi. Ieri sera erano ancora in corso contatti fra Grillo e Palazzo Chigi per verificare le intenzioni del leader del Movimento 5 Stelle: anche lui è stato invitato ad incontrare il presidente del Consiglio prima del vertice Ue, ma non ha ancora dato una risposta.
«La posta in gioco è alta, quali nuovi governi?». Pausa. Sorriso. «Parlo per quella parte del mondo (arabo, ndr). E quali nuovi equilibri tra Islam e democrazia?». Con queste parole, scherzando, ieri Monti è parso per un attimo sfiorare in pubblico lo scenario politico attuale, durante un convegno alla comunità di Sant’Egidio. Per un attimo, appunto, poi ha proseguito parlando di Paesi islamici e di primavere politiche di quelle regioni.
Marco Galluzzo
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