Il primo premier donna della Slovenia

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Il 27 febbraio 2013 il Parlamento sloveno ha sfiduciato a larga maggioranza il primo ministro conservatore Janez Jansa: tre partiti che facevano parte della maggioranza hanno tolto l’appoggio al governo, per le accuse di corruzione e irregolarità  fiscali nei confronti del primo ministro: l’autorità  nazionale anticorruzione lo aveva accusato di aver nascosto al fisco circa 210 mila euro di redditi. Jansa aveva rifiutato di dimettersi.

I parlamentari sloveni hanno chiesto così ad Alenka Bratusek, 42 anni e leader dell’opposizione di centrosinistra, di formare un nuovo governo: è la prima donna a essere designata primo ministro dal 1991, anno dell’indipendenza della Slovenia dalla Jugoslavia. Bratusek è l’attuale leader del partito Pozitivna Slovenija (PS), “Slovenia positiva”, che ha 28 seggi sui 90 dell’Assemblea Nazionale slovena eletta nel dicembre 2011 (è il partito di maggioranza relativa).

Il precedente governo del conservatore Janez Jansa, formato da una coalizione di cinque partiti, era nato circa un anno fa per cercare di risolvere i problemi economici del paese. La Slovenia è stato il primo paese dell’Europa orientale ad adottare l’euro, nel 2007. Ma dopo alcuni anni di crescita, il paese si è ritrovato in mezzo a una serie di problemi finanziari che hanno condizionato, in negativo, anche la sua economia reale: molti guai hanno a che fare con il sistema bancario, tanto che il governo di Janez Jansa aveva dovuto firmare un piano di 4 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche.

Per il 2013 è prevista una diminuzione del Prodotto Interno Lordo (PIL) di circa il 2 per cento, mentre il rapporto tra debito pubblico e PIL è passato dal 16 per cento del 2008 al 59 per cento stimato per quest’anno, con una disoccupazione del 12 per cento, cioè il livello più alto degli ultimi 14 anni. La situazione appare grave, ma il nuovo primo ministro ha assicurato che non è irrimediabile, considerando che il livello del debito pubblico rispetto al PIL è ancora al di sotto dei parametri fissati dall’Unione Europea.

Al momento c’è l’ipotesi di richiedere all’ESM, il fondo salva-stati europeo, un piano di salvataggio: questo perché la Slovenia dovrà  trovare, nei prossimi mesi, 2 miliardi di euro per rifinanziare il proprio debito. Non sarà  facile per Alenka Bratusek, che ha già  lavorato in passato al ministero delle finanze, mettere d’accordo i partiti che la appoggiano, separati da diverse visioni ideologiche riguardo alla crisi e alle soluzioni possibili. Da una parte, i socialdemocratici vorrebbero invertire la rotta dell’austerità , dall’altra i partiti di centro hanno invece detto che la priorità  è il consolidamento finanziario dello Stato e la riduzione del deficit.

Dopo la nomina, Bratusek ha detto di non voler continuare le politiche di austerità  del governo precedente, che avevano causato molte manifestazioni di protesta in tutto il paese, ma di voler fare provvedimenti incentrati «sulla crescita e sull’occupazione». Nelle scorse settimane ci sono stati scioperi e contestazioni da parte di decine di migliaia di persone, soprattutto dipendenti pubblici: insegnanti, docenti universitari, medici e impiegati statali hanno protestato contro le misure di austerità  del governo, che prevedevano un taglio dei salari del 5 per cento.

Bratusek ha spiegato che, se otterrà  la fiducia sul programma di governo, farà  approvare nuove misure per frenare la crisi economica e finanziaria, per evitare di chiedere un prestito al Fondo Monetario Internazionale (FMI) o un piano di salvataggio all’Unione Europea. I negoziati tra le parti politiche dovrebbero durare una decina di giorni, poi Alenka Bratusek dovrà  presentarsi di nuovo in Parlamento con un programma di governo e la lista dei nuovi ministri, per ottenere la fiducia: se non la otterrà , saranno indette nuove elezioni.

Foto: Alenka Bratusek (Jure Makovec/AFP/Getty Images)


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