Il Pd: fiducia piena nel Colle

by Sergio Segio | 30 Marzo 2013 8:13

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ROMA — I tempi supplementari non risolvono il rebus che dovrebbe dare all’Italia un nuovo governo. E le consultazioni lampo del Capo dello Stato hanno l’unico risultato di certificare la fine del tentativo affidato a Pier Luigi Bersani. Ieri sera Giorgio Napolitano, che non ha fatto dichiarazioni, ha fatto sapere attraverso il suo portavoce di volersi «prendere qualche momento di riflessione». Forse già  oggi potrebbe annunciare la sua decisione, con tutti gli scenari al momento possibili e altrettanto difficili.
Gli incontri allo studio alla Vetrata hanno infatti cristallizzato la situazione di stallo uscita fuori dal voto di un mese fa. La prima delegazione a salire al Colle è quella di Pdl e Lega. Senza sorprese Silvio Berlusconi conferma la sua linea: «Siamo disponibili ad un governo con Pd, Lega e Monti. La nostra posizione rimane quella ma deve essere un governo politico, basta con i tecnici». Chi dovrebbe guidare questo esecutivo di larghe intese? «Va bene la candidatura di Bersani — risponde Berlusconi — come ci vanno bene altre candidature del Pd». Il Cavaliere dice anche che «non c’è stata nessuna discussione e tantomeno nessuna posizione avanzata al presidente della Repubblica sul Quirinale». Ma poi aggiunge che è «nella logicità  delle cose che se si fa un governo di coalizione insieme poi insieme si debba discutere su chi possa essere il miglior presidente della Repubblica». Stessa linea per il leader della Lega Roberto Maroni: «Siamo disponibili a sostenere un governo di coalizione, politico e che dia risposte ai problemi urgenti». Netto no ad una soluzione tecnica: «Eravamo contrari al governo Monti, figuratevi se siamo disponibili ad appoggiarne un altro dello stesso tipo. Meglio le elezioni, allora».
Nel pomeriggio tocca al Movimento 5 Stelle, senza Beppe Grillo che però telefona a Napolitano e dice la sua dalla Rete. Al Quirinale salgono i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi. Anche loro ripetono la posizione già  espressa nel primo giro di consultazioni: «Siamo disponibili a formare un governo a 5 Stelle e abbiamo rilanciato al presidente questa possibilità ». Inutile insistere sul nome del possibile premier: «Se Napolitano dovesse dare l’incarico al Movimento 5 Stelle, nell’arco di pochissimo tempo forniremmo il nome del presidente e la squadra di governo. Il programma lo abbiamo già ». Crimi contestata anche l’ipotesi circolata in mattinata, e fino ad allora non smentita, di un possibile governo «pseudotecnico», nuova formula un po’ oscura che, in sostanza, consisterebbe in un esecutivo guidato da una persona esterna alla politica. Poco prima del suo intervento la stessa ipotesi era stata scartata, su Internet, anche da Grillo.
Scelta civica parla apertamente di «grande coalizione con le forze disponibili». Al Quirinale non sale Mario Monti e tocca al coordinatore Andrea Olivero spiegare la posizione del partito: «Abbiamo proposto al capo dello Stato di avviare al più presto delle esplorazioni, fatte nelle forme che il presidente indicherà , per verificare la possibilità  concreta di una convergenza fra i partiti». Non sembra esserci tempo, però. E se ne rende conto anche Nichi Vendola che giudica «interdetta qualunque possibilità  di un governo di larghe intese perché il Pdl non è un alleato possibile», considera la «soluzione più idonea affidare l’incarico a Bersani». E chiude con tono accorato: «Tutti i leader politici, Grillo compreso, hanno sulle proprie spalle il destino del Paese. Bisogna evitare di togliersi il Paese dalle spalle e metterselo sotto i piedi». Chiude il giro delle consultazioni il Pd, che ha già  anticipato sulle agenzie il no all’invito di Berlusconi. Non c’è Bersani, che nel pomeriggio ha lasciato Roma per Piacenza. Tocca ad Enrico Letta ufficializzare al Quirinale il no al governissimo, dire che i «troppi no espressi qui ad un governo istituzionale, a un governo del presidente, oltre ai no che abbiamo ascoltato durante le consultazioni, rischiano di negare che il cambiamento possa effettivamente avvenire». Ma il passaggio più importante è nelle ultime parole pronunciate prima di lasciare il Quirinale: «Abbiamo espresso fiducia e profonda gratitudine al presidente, al quale non mancherà  il nostro sostegno sulle decisioni che prenderà ». Resta solo da capire quali decisioni saranno. E se la notte avrà  portato consiglio.

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