Il mistero dell’oligarca russo morto La polizia inglese apre un’inchiesta

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LONDRA — Le transenne della polizia bloccano l’accesso alla villa di Ascot dove il magnate russo Boris Berezovsky viveva e dove ieri è stato trovato cadavere. Per la Thames Valley Police si tratta per ora di una «morte inspiegata» sulla quale è stata avviata un’inchiesta, nonostante le prime voci che su parlavano di suicidio.
Twitter In fuga da guai legali e politici in Russia, Berezovsky, 67 anni, si era trasferito in Inghilterra nel 2000 e nel 2003 vi aveva ottenuto asilo politico. Si era ambientato in fretta: nel giro di pochi mesi era diventato ospite immancabile delle feste dei super-ricchi, protagonista della vita notturna del jet-set internazionale. Proprietario di due limousine nonché di una Rolls Royce del 1925, di un aereo privato e di una manciata di lussuosissime abitazioni, era amico dei diversi membri della famiglia reale così come del dissidente Alexander Litvinenko, avvelenato nel 2006, e di diversi esponenti della folta comunità  russa. Partner d’affari ai tempi di Mosca di Roman Abramovich, era entrato in rotta di collisione con il proprietario del Chelsea nel 2008. Fino a giungere nel 2012 all’Alta corte di Londra, dove gli aveva fatto causa per estorsione, abuso di fiducia e violazione contrattuale. Aveva perso, il giudice lo aveva definito un testimone «inaffidabile» per il quale la verità  era «un concetto transitorio e flessibile».
Per Berezovsky è stato un colpo terribile. «Aveva sempre ammirato il sistema giudiziario britannico che considerava estremamente equo, all’improvviso si era sentito tradito, non si aspettava di perdere», ha raccontato Bridget Kendall, esperta di esteri della che lo aveva intervistato Bbc più volte. La causa si è chiusa con una parcella legale da 105 milioni di euro. La compagna Yelena Gorbunova, che gli aveva dato due fi- gli, aveva chiesto una separazione multimiliardaria e si è rivolta ai tribunali per bloccare la vendita di due castelli sulla riviera francese e per limitare le spese di Berezovsky a 15.000 euro a settimana. Mercoledì scorso l’uomo d’affari si era disfatto di un ritratto di Lenin di Andy Warhol, venduto dalla casa d’aste Christie’s per 180.000 euro, aveva chiuso l’ufficio di Mayfair e messo in vendita la Rolls Royce. Ieri l’annuncio della fine.
«A Londra si era trovato benissimo, era un uomo brillante e simpaticissimo con un intelletto finissimo che assolutamente non andava mai sottovalutato», ricorda Edward Lucas, giornalista del settimanale esuocoEconomist noscente. Se circolano voci di una sua crisi di depressione, di un viaggio a Israele che non gli aveva portato la consolazione che cercava, Lord Tim Bell, suo portavoce, lo ricorda come «un uomo intelligente e allegro, e sempre cortese con amici, colleghi e dipendenti».
Secondo voci non confermate il cadavere sarebbe stato trovato dalla guardia del corpo nella vasca da bagno, ma la polizia per ora conferma solo che l’ambulanza è stata chiamata alle 15.18 di ieri, che Berezovsky non ha mai ripreso conoscenza ed è stato dichiarato morto pochi minuti dopo. Un celebre avvocato moscovita, Alexandre Dobrovinsky, il primo a dare l’annuncio, ha scritto su «Ho ricevuto una Facebook: chiamata da Londra. Boris Berezovsky si è suicidato». La polizia inglese indaga.


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