Il discorso della svolta «La vanità  del potere è peccato per la Chiesa»

by Sergio Segio | 15 Marzo 2013 7:51

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Eppure è bastato che prendesse la parola, una volta sola, a dispetto dei fiumi di parole spesi da altri, perché su di lui si catalizzasse la commossa attenzione dei presenti, che mercoledì si sarebbe trasformata nel voto plebiscitario finale.
Ma come ha fatto? Quali argomenti ha usato? Quali parole? Dal segreto imposto ai cardinali filtra l’eco di quell’esortazione che ha lasciato il segno. Tutta improntata a riportare la Chiesa alla semplicità  del messaggio evangelico. «La Chiesa deve camminare con la gente e prendere il passo del povero», ha ricordato il cardinale che viene, come ha detto lui, «quasi dalla fine del mondo», ma non intende dimenticare i suoi compagni di strada: gli ultimi. «Non è pensabile avere un pastore a monte e un gregge a valle», ha ribadito Bergoglio, citando una frase pronunciata da un cardinale africano e facendo vibrare di emozione la gran parte dei cardinali venuti dal Sud del mondo. Là  dove la Chiesa è viva, popolosa, vicina ai problemi della gente, soprattutto la miseria, e stanca di essere governata da un Nord egoista.
Un discorso ricco di accenni alla necessità  di fare pulizia all’interno della Chiesa. Tutti insieme. Un richiamo alla collegialità  che ha voluto esprimere da subito, anche nel discorso-manifesto pronunciato appena eletto «Papa»: una parola che non ha mai pronunciato. Preferendo definirsi il «vescovo di Roma». Nessuna «vanità  del potere», ma una chiamata di responsabilità  che ha esteso a tutto il popolo della Chiesa.
Parole facili e chiare. Pronunciate con quel suo tono dolce, ma fermo. Lo stesso che ha subito conquistato piazza San Pietro, convincendo fedeli, turisti e semplici curiosi a tacere, in preghiera. Eccolo l’altro punto del suo discorso alle Congregazioni. «Occorre passare da una Chiesa regolatrice della fede a una Chiesa che facilita e trasmette la fede», aveva ricordato l’arcivescovo di Buenos Aires, invitando i porporati ad una svolta autentica. Quella che ha voluto rendere ancora più evidente prendendo il nome di Francesco: il santo che restaurò la Chiesa in rovina.

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