Il Cavaliere e la strategia per il centrodestra al Quirinale

by Sergio Segio | 9 Marzo 2013 7:20

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Tutto sembra impossibile. È la legislatura delle idee impossibili, dei progetti irrealizzabili, dei propositi inattuabili.
Sembra impossibile che il tentativo di Bersani abbia successo, sembra impossibile che Pd e Pdl possano convivere sotto lo stesso tetto, sembra impossibile che si torni al voto dopo pochi mesi. E siccome era impossibile che in queste condizioni le agenzie non decidessero di dare un’altra spuntatina al rating dell’Italia, sembra impossibile ma Berlusconi vorrebbe che i suoi parlamentari organizzassero l’occupazione del Csm per denunciare l’accanimento giudiziario di cui si sente vittima.
Perché il Cavaliere — ingobbito dai processi, dalle inchieste e soprattutto dalle condanne — ritiene che non bastino più le dichiarazioni e le interviste a suo sostegno, per quanto bene argomentate. Non gli basta più neppure la manifestazione del 23 marzo, «che — racconta — doveva essere specificatamente contro l’uso politico della giustizia. Ma «i saggi» del mio partito mi hanno convinto che era meglio farla generalizzata. Mi hanno convinto… Io — sorride — non me ne sono convinto».
La verità  è che Berlusconi vede nel Palazzo dei Marescialli una sorta di moderna Bastiglia, la rocca di un potere che ormai si irride di ogni altro potere, e che perciò andrebbe clamorosamente conquistata. Magari solo per qualche ora, magari solo per consentirgli il gesto del leader che dà  il contrordine, che esorta i suoi a rientrare. Insomma, dal Pdl si aspetterebbe un gesto dannunziano per riempire di stupore le prime pagine dei media internazionali e accendere (ancora) i riflettori sul suo caso.
Le manifestazioni di piazza, però, come i gesti eclatanti, possono tutt’al più evidenziare il problema. Per risolverlo, sembra impossibile, il Cavaliere vorrebbe conquistare il Colle per il centrodestra: un disegno che appare politicamente irrealizzabile. Ma — sebbene la sua coalizione sia minoranza in Parlamento — è convinto che dopo ventuno anni di capi di Stato «di sinistra», sia giunto il momento di cambiare. Perciò è impensabile che Berlusconi dia credito a una trattativa per le poltroncine di consolazione, da quelle delle commissioni agli scranni più alti di Camera e Senato, che sono traballanti quanto la legislatura.
D’altronde è impossibile che le presidenze dei due rami del Parlamento possano essere oggetto di una transazione politica tra Pd e Pdl. Se così fosse — dato che gli incarichi precedono la formazione del governo — sarebbe come preannunciare una intesa tra i due partiti e, di conseguenza, sarebbe un atto di sfiducia preventiva dei Democratici verso Bersani e il suo tentativo di arrivare a Palazzo Chigi. Impossibile. Eppoi è al Quirinale che mira il Cavaliere, per garantirlo a un esponente del suo schieramento o comunque per essere un grande elettore del futuro presidente della Repubblica.
Il motivo è chiaro e sembra un altro obiettivo al momento impossibile da realizzare: il prossimo inquilino del Colle dovrebbe trovare una soluzione politica al ventennale scontro giudiziario. È una delicata questione di sistema, anche perché cosa accadrebbe se il Parlamento fosse chiamato a votare per l’arresto o la decadenza del capo dell’opposizione? E quale sarebbe la reazione di un partito che vedesse capitolare in questo modo il proprio leader?
Perciò, quando gli raccontano delle manovre in atto per la corsa al Quirinale, Berlusconi ha un sussulto al nome di Prodi: «Nutre un odio viscerale nei nostri confronti». Né si sente rassicurato quando gli prospettano una (non) impossibile intesa tra il Pd e i Cinquestelle, se Grillo — al momento opportuno — facesse sapere pubblicamente che M5S è pronta a dare i propri voti per Rodotà  o Zagrebelsky come successori di Napolitano.
Ecco cosa ha indotto il Pdl ad alzare i toni e le barricate, per questo Alfano ha parlato di elezioni anticipate, che è il «piano B» del centrodestra per uscire dalla morsa e sfidare di nuovo la sorte nelle urne. Berlusconi è convinto che a quel punto la partita si giocherebbe «tra noi e Grillo», che viene accusato dal segretario del Pdl di aver «scatenato una nuova forma di odio di classe»: «Non più contro i ricchi, ma contro i politici», contro le caste vere e presunte.
Sta per iniziare la legislatura delle idee irrealizzabili e dei progetti inattuabili, anche se nulla ormai appare più impossibile. Non è vero forse che prima del voto sembrava impensabile la vittoria di Grillo?

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