Il Cavaliere al contrattacco Ma «aspetta» Bersani

by Sergio Segio | 1 Marzo 2013 6:29

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ROMA — Il clima è pesante, le nubi si fanno sempre più dense, e Silvio Berlusconi parlerà  oggi per dire la sua verità , per gridare alla «persecuzione giudiziaria» quando si presenterà  davanti ai giudici della Corte d’appello di Milano per dichiarazioni spontanee nell’udienza sul processo Mediaset. Tre sentenze potrebbero arrivare già  entro la fine del mese, in tre processi che cadono proprio mentre si sta tentando l’impresa di formare un governo per il quale, ad oggi, manca una maggioranza. Mediaset appunto, caso Fassino-Unipol e Ruby. Il tutto senza contare le due nuove inchieste che lo tormentano da ieri — sul voto di scambio per la promessa Imu e soprattutto per presunta corruzione nei confronti del senatore De Gregorio —, che hanno provocato la sollevazione del Pdl e la sua ira personale.
E però, chiuso nei suoi uffici di Arcore con gli avvocati per preparare difesa e contrattacco, il Cavaliere non perde la speranza che il suo ruolo politico possa tornare centrale. Chiaro, i pensieri positivi vengono spesso offuscati dalla paura che l’ondata delle sentenze e di inchieste che secondo Daniela Santanchè «arriveranno a sventagliata adesso, perché il momento è delicatissimo e si usano sempre le stesse armi per tentare di azzoppare Berlusconi» travolgano lui e assieme la possibilità  di un’intesa con il Pd. Ma nello stesso tempo un Berlusconi che i suoi descrivono «combattivo come non mai», non vede alternativa ad un governo che veda l’incontro di Pd e Pdl, su punti programmatici precisi in cui ciascuno rinuncia a una parte del proprio programma (il Pdl potrebbe accantonare il nodo giustizia, dicono), politico e comunque alla luce del sole e magari guidato dallo stesso Bersani, del quale il Cavaliere ha stima.
«Noi — è quello che confida ai suoi in queste ore — dobbiamo rimanere fermi ed aspettare. E questo perché è chiarissimo come Grillo sia refrattario alle alleanze». Dunque, è la sua analisi oggettiva, se il Pd non riuscirà  a siglare un accordo credibile con il leader del M5S restano «solo due soluzioni: o si deve tornare a votare, e sarebbe un grande problema per un Paese che ha bisogno di stabilità . O si deve andare a un governo che veda alleati Pd e Pdl». Berlusconi è convinto che la sua lettura della situazione sia condivisa da «tante persone intelligenti nel Pd, che stanno ragionando su come uscire da questa situazione», e a sentire i piani alti di via dell’Umiltà  tra queste c’è sicuramente Massimo D’Alema, che al Corriere della Sera ha consegnato quella che Gaetano Quagliariello definisce «una prima road map che rappresenta, oggettivamente, un salto in avanti».
E però, il Cavaliere nei suoi discorsi si mostra consapevole anche che «ci saranno difficoltà , perché per molti in quel partito io sono il mostro, l’avversario da battere». Ma alla fine, è la sua opinione, nonostante le «persecuzioni» gli attacchi, i «tentativi di farmi fuori», non ci sono molte alternative realistiche all’incontrarsi, al termine di un percorso che durerà  ancora alcuni giorni: «Un governo tra noi e loro è l’unica strada», e la sua opinione è che si debba varare non «un esecutivo tecnico» sul modello di Monti, un governo di salute pubblica con tecnici espressi dai partiti come invece considerano più verosimile alcuni esponenti di peso del suo partito. No, per Berlusconi bisogna avere il coraggio di dar vita ad un «governo politico», e non c’è alcuna pregiudiziale che a guidarlo sia anche Bersani: «Non ci opporremmo, è una persona con cui si dialoga».
Già , ma in queste ore la strada sembra tutt’altro che spianata verso un governissimo. La base del Pd è in rivolta anche solo all’evocazione della prospettiva, Bersani non si muove dalla sua offerta a Grillo e nel Movimento 5 Stelle si comincia a discutere della possibilità  che un governo di scopo, su alcuni punti, possa nascere davvero. Ma Berlusconi non ci crede o comunque non ci vuole credere: «Oggi — spiega ai suoi — il Pd è costretto a seguire la strada dell’offerta a Grillo, bisogna aspettare che vadano a sbattere sul suo no». Poi, inizierà  una nuova partita. E appunto lui tenterà  di esserne protagonista, in un modo o nell’altro perché «al Senato senza di noi non si va da nessuna parte», e questo vale per il governo come per le elezioni delle altre cariche costituzionali.
Insomma, se mai dovesse partire davvero un governo Pd con l’appoggio dei grillini, Berlusconi è pronto a combattere con tutte le armi in Parlamento per rendergli la vita difficile, se non impossibile.
Anche per questo la tempistica della manifestazione a sua difesa e contro la «giustizia politica», già  annunciata da Alfano, non ha ancora una data sicura nè stabilita. Perché è chiaro che, se si sarà  nel pieno delle trattative per la formazione di un governo di larghe intese, di salute pubblica o addirittura un governissimo potrebbe essere depotenziata, forse addirittura cancellata, comunque separata dal discorso politico. Se invece davvero si stesse imboccando un’altra strada, sarebbe una sorta di inizio di campagna elettorale lunga e senza sconti, una chiamata a raccolta del proprio popolo e una mossa di difesa contro processi e inchieste per un leader che, sussurra qualcuno del suo partito, corre perfino il rischio di essere arrestato se «questo clima impazzito non si placa».
Paola Di Caro

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