Il biglietto: «Ho fatto una cavolata» Suicidio al Monte dei Paschi

by Sergio Segio | 7 Marzo 2013 11:11

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SIENA — Si era trattenuto sino a tardi nel suo ufficio di Rocca Salimbeni, nell’antico palazzo della banca. Lo faceva spesso David Rossi, 51 anni, giornalista, direttore dell’Area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena. E dopo l’inchiesta e i sequestri di questi mesi lavorare instancabilmente per ore e ore era una consuetudine. «Qui non si finisce mai, ma noi facciamo il nostro dovere. Sempre», confessava agli amici con orgoglio. Ieri però, inattesa e per ora inspiegabile, è arrivata la tragedia. Rossi intorno alle 20.43 si è avvicinato alla finestra del suo ufficio al quarto piano del palazzo storico e si è gettato nel vuoto da un’altezza di 10 metri. È morto sul colpo precipitando nel cortile interno della banca. L’allarme lo ha dato il suo segretario che, entrato nell’ufficio del giornalista, ha visto la finestra aperta, si è affacciato e ha scorto nell’oscurità  il corpo in strada. L’uomo ha poi chiamato il 118, ma non c’era più niente da fare. Il medico ha potuto soltanto constatare la morte.
Nel cestino dell’ufficio di Rossi è stato trovato un foglietto, che pare fosse indirizzato alla moglie, con quattro parole scritte a penna: «Ho fatto una cavolata». Sembrerebbe la calligrafia del giornalista, ma ancora non ci sono conferme. Indiscrezioni parlano anche di una lettera che Rossi avrebbe lasciato in ufficio. Ma fino a ieri sera nessuno sapeva dire quando fosse stata scritta quell’ultima missiva e se vi fossero spiegate le ragioni di quel gesto.
Negli ultimi giorni Rossi appariva stanco e provato dallo scandalo della «sua» banca. Lui non era tra gli indagati, ma il 19 febbraio la Guardia di Finanza aveva perquisito anche la sua abitazione e quel blitz, dicono gli amici, lo aveva profondamente colpito. A fine settembre aveva perso il padre, amatissimo. E in una telefonata aveva confessato di non aver ancora metabolizzato quel lutto. Anche se non aveva mai perso la voglia di lavorare, come sempre, a servizio di una banca in cui credeva profondamente. «Siamo solidi, chi ha sbagliato pagherà , ma questo istituto riuscirà  a sollevarsi assieme a Siena», diceva. E aveva mostrato voglia di combattere quando in tv era stata mandata in onda una sua dichiarazione registrata al telefonino: «Non sapevo d’essere in onda. Farò denuncia all’ordine, non è giusto che colleghi si comportino così». In questi anni in molti lo avevano identificato come l’amico di Mussari, il suo compagno di università . Ma la sua professionalità  e la dedizione al lavoro erano apprezzate da tutti e, dopo il cambio della guardia e l’arrivo di Profumo alla presidenza, aveva mantenuto lo stesso incarico di prestigio organizzando e coordinando le maggiori iniziative pubblicitarie e d’immagine del gruppo.
Immediate le reazioni di incredulità  e cordoglio. Tra le prime quella del deputato del Pdl, Daniela Santanchè. «Quando le persone perbene finiscono nel tritacarne della magistratura succedono queste disgrazie. Sono sconvolta. Se esiste una giustizia qualcuno ne deve rispondere».

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