Il 70% dei cinquestelle boccia l’asse col Pd

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E a poco valgono le ire di Grillo: il M5S, per sua precisa volontà , non è un partito organizzato come quelli tradizionali. È il contesto, talvolta disordinato, di raccolta di istanze molto differenziate e disomogenee, dalla semplice protesta all’adesione a proposte molto specifiche, anche se tutte connotate da una forte voglia di rinnovamento. In particolare, solo il 18% (che corrisponde grossomodo al 4% dell’elettorato italiano) dei votanti per il comico genovese è costituito da quanti animano attivamente e in modo continuativo il Movimento. Sono stati definiti dallo stesso Grillo come più partecipi: ad esempio, chi discute online su Meetup e/o dà  impulso a raccolte firme o altre azioni. Qui si trovano in particolare i più giovani, specie sotto i 24 anni, e i possessori di titolo di studio più elevato. Un ulteriore 24% prende comunque parte al Movimento attraverso la pubblicazione di propri commenti e interventi sul blog, pur senza promuovere vere e proprie iniziative. Ancora, il 28% dei votanti per Grillo legge comunque regolarmente il blog, anche se non vi partecipa attivamente. Solo il 30% dell’elettorato del M5S è costituito da semplici elettori, meno giovani di età  e più lontani dal dibattito politico (tanto che buona parte di essi si definisce «apolitico») che in molti casi si sono decisi all’ultimo momento a dare il voto a Grillo, e che, però, non prendono (sinora) parte a nessuna delle attività  e delle iniziative promosse dal Movimento. Dall’insieme di questi dati emerge comunque come l’M5S sia caratterizzato da un forte tasso di partecipazione attiva — assai maggiore di quello riscontrato nei partiti tradizionali — legato certamente anche alla grande quantità  di giovani che in esso sono presenti e, al tempo stesso, dalla forte ed efficace capacità  di mobilitazione di Grillo. A questi caratteri non corrisponde tuttavia — come si è visto anche in Parlamento — sempre una coesa unanimità  sulle posizioni espresse da Grillo. Si è già  rilevato come sull’euro buona parte degli elettori grillini assuma una posizione di contrarietà  e ritenga addirittura non opportuna la proposta di un referendum popolare al riguardo. Ma anche sulla più rilevante e attuale prossima decisione se acconsentire o meno a entrare in un governo di coalizione, per esempio con il Pd, una quota consistente di votanti del M5S esprime orientamenti diversi da quelli proposti dalla leadership. È vero che il 77% di quanti optano oggi per il M5S si dichiara contrario a concedere la fiducia a un esecutivo che veda la presenza dei partiti tradizionali. Ma, al tempo stesso, quasi un elettore grillino su quattro assume una posizione opposta. Ancora una volta, c’è differenza tra le posizioni di chi ha votato M5S senza parteciparvi attivamente (si tratta, come si è detto, di grossomodo il 30% dell’elettorato del Movimento) e chi prende parte in qualche modo alle attività  promosse da Grillo. I primi appaiono in qualche misura più propensi e disponibili ad una apertura nei confronti del Pd (così come si erano dimostrati più favorevoli ad un mantenimento della nostra presenza nell’euro), mentre i secondi assumono una posizione di maggior chiusura. Ma anche tra questi ultimi — gli «attivisti» del M5S — ben il 25% ritiene opportuna una alleanza di governo in cui partecipi anche il Movimento. Insomma, una parte significativa dell’elettorato di Grillo appare più disponibile ad un confronto. E lo è, di conseguenza, un segmento degli eletti. Che potrebbe essere forse in qualche misura recuperato dai partiti tradizionali. Solo però se questi ultimi offriranno un’immagine — e proporranno delle scelte — coerenti all’ascolto delle istanze di rinnovamento espresse dagli elettori con il voto di Febbraio. In caso contrario — ed è quello che suggeriscono alcuni avvenimenti e alcune prese di posizione anche di questi ultimi giorni — l’elettorato del M5S non potrà  che aumentare ancora.


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