by Sergio Segio | 6 Marzo 2013 7:49
Si continua a ripetere che all’origine della vittoria del Movimento 5 Stelle ci sia un uso sapiente dalla Rete, affermazione significativa dell’arretratezza tecnologica dell’Italia. Il successo di Beppe Grillo nasce e si consolida sul blog, strumento che — pur nella sua resistenza — appartiene a una fase iniziale di Internet. Dal 2005 — anno di fondazione di www.beppegrillo.it — a oggi, mentre il web si adattava alle dinamiche di scambio e interazione tipiche dei social network, il blog è rimasto fedele a se stesso, diventando contenitore dei temi caldi del movimento e — per usare le parole del docente di Harvard Cass Sunstein — «cassa di risonanza» delle opinioni dei suoi lettori.
Invece di aprirsi alle diversità e al confronto — caratteristiche imprescindibili del web sociale — il Movimento 5 Stelle si è chiuso a doppia mandata nell’universo del leader.
Il progetto di Grillo e Casaleggio ricorda quello dei colossi del web Google e Facebook, che lavorano per creare una dimensione esclusiva di navigazione online dove tutta l’attività dell’utente si svolge dentro il perimetro del mondo di valori, idee, contenuti e servizi costruito su misura per lui. Su Twitter, il popolare social da 140 caratteri, lo stesso Grillo — che ha più di un milione di follower — segue quasi esclusivamente esponenti del Movimento che, a loro volta, lo usano per comunicare in maniera unidirezionale e creare una contrapposizione tra Noi — il movimento — e Loro — tutti quelli che non ne fanno parte.
La strategia 5 Stelle su Internet, lungi dall’essere centrifuga, trasparente, conflittuale e diffusa — come la Rete stessa è —, finisce con l’essere centripeta e partigiana: con un centro che diffonde i messaggi senza rispondere a critiche e commenti.
In un’intervista-video a Blogosfere Roberto Casaleggio, cofondatore del Movimento 5 Stelle, ha dichiarato che sogna di disegnare una piattaforma stile Reddit, il sito di social news che permette ai lettori di votare gli articoli migliori, costruendo così una propria gerarchia dell’informazione. Se realizzato, il progetto porterebbe a un ulteriore passo avanti nella «cinquestellizzazione» del web.
L’approccio a «bassa tecnologia» del movimento, esploso lunedì durante la prima assemblea romana quando — dopo un’ora — è caduta la connessione della diretta video, si ritrova nella scelta degli strumenti: da Meetup, sito del 2001 che consente di organizzare incontri tra gli iscritti, alla piattaforma per raccogliere voti e proposte, in fase di perenne sperimentazione. La prima app ufficiale è stata lanciata agli inizi di febbraio e, puntando su giochi tipo «la classifica del migliore attivista», rischia di essere più uno strumento di marketing virale che un tool per organizzare il lavoro. Alle Parlamentarie indette per selezionare i candidati del Movimento hanno partecipato 20 mila utenti. Meno degli abitanti di Pompei.
Certo, Internet ha rappresentato un potente mezzo per organizzare gli attivisti e Casaleggio è, al momento, l’unico ideologo da cui aspettarsi sorprese sul versante della tecnologia e dell’innovazione. Ma, come insegna l’esperienza di Barack Obama, usare la Rete significa innanzitutto rispettare la sua natura: aperta, fluida, trasparente. L’opposto di quanto accade oggi in casa 5 Stelle.
Serena Danna
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