Grillo apre a un governo senza partiti
ROMA — Nella conferenza stampa «che oggi abbiamo concesso», come dice il neocapogruppo al Senato, Vito Crimi, si scopre che il Movimento 5 Stelle certo segue la linea dettata dal leader Beppe Grillo — «no alla fiducia» — ma rende noti alcuni distinguo significativi: non esclude il sostegno a un esecutivo di tecnici, «valuteremo. Se ci verrà proposto un governo di tecnici lo considereremo, ma confermiamo il no al governo dei partiti. Spetta alla coalizione che ha vinto le elezioni e al presidente della Repubblica fare una proposta». I giornalisti urlano domande in successione: ma anche con Monti? Anche con Passera come profetizzato da Grillo in una intervista concessa a Wired? «Qualunque proposta alternativa al governo dei partiti. I gruppi del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato valuteranno qualunque scelta che sarà fatta da Napolitano». Domanda: ma il Movimento non teme di assumere una posizione pericolosa per l’Italia? Risposta: «Siamo coerenti, arriviamo qui dopo lo Tsunami tour, nome scelto non a caso. Pericolosi per l’Italia sono stati i partiti negli ultimi vent’anni».
Gli eletti a 5 Stelle ricevono saluti, baci e soprattutto indicazioni da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio: in un albergo a qualche centinaio di metri dalla stazione Termini, i neoparlamentari devono farsi riconoscere all’ingresso, e si presentano quasi tutti con cognome e nome, alcuni mostrano i documenti. Emozionati, felici: inutile avvicinarsi a Marta Grande, già «seguita» da un paio di paparazzi sul posto solo per lei, «Marta non deve parlare — la difende dai giornalisti una ragazza dello staff — non è importante». La riunione con leader e guru è annunciata per le 14 in diretta streaming, ma se si eccettua un breve intervento di Grillo, online finisce quasi esclusivamente la presentazione, microfono alla mano, dei singoli. In Rete l’ironia si spreca: alcuni usano le immagini e aggiungono l’audio, testi inventati e ridicolizzanti. Comunque, la linea dettata è chiara: compattezza, nessuna fiducia ai partiti, e l’elezione del nuovo capo dello Stato da fare dopo consultazione in internet. «Non daremo la fiducia a un governo di partiti — dice Grillo —. Siamo pronti a fare il nostro dovere in Parlamento, siamo pronti a cambiare il Paese con le leggi». Segue votazione dei capigruppo, incarico di tre mesi da ufficializzare in Parlamento: comunque non proprio una dimostrazione d’unità , perché per la Camera i candidati sono dieci, per il Senato cinque. Crimi ottiene 34 voti su 54 senatori, Roberta Lombardi — che in conferenza stampa interviene due o tre volte mentre il collega risponde a tutte le domande — 37 preferenze su 109 deputati. «È la democrazia», minimizza Crimi. Lui, nato e cresciuto al Brancaccio di Palermo ma eletto in Lombardia, risponde così a chi gli chiede quali sarebbero le prime cinque leggi di un governo a Cinque Stelle: «I venti punti del programma». Lei invece torna sul vincolo di mandato: «Nasce per tutelare la libertà , è diventato uno strumento perverso». Fedele alla linea dettata, domenica, da Beppe Grillo: «Chi cambia casacca va cacciato». Lui, Grillo — arrivato nella Capitale nonostante la morte, in mattinata, del suocero —, verso le 16 esce da un’uscita secondaria e affronta qualche centinaio di cameraman: riesce a farsi largo, sale sul fuoristrada nero, uno sportello si chiude e uno della sicurezza urla disperato perché ha lasciato le dita dentro. Il caos è appena cominciato: un cameraman sale sul tetto di un’auto, un uomo esce dall’albergo con un sasso in mano, una giornalista viene spinta in terra. Urla, sirene della polizia, l’auto di Grillo va via. Nell’albergo, la conferenza dei capigruppo: come mai non avete fatto la diretta streaming della riunione? La spiegazione «ufficiale» è che ci fossero problemi di connessione. Crimi, invece, che poco prima aveva definito quello di Grillo «solo un saluto, cinque minuti», adesso precisa: «È durato un’ora, e come deputati e senatori abbiamo diritto a momenti di confronto, a un certo riserbo».
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