Fiat, intesa sul nuovo contratto aumenti da 480 euro lordi l’anno
TORINO — La Fiat e i sindacati che hanno aderito agli accordi del Lingotto hanno firmato ieri il nuovo contratto di primo livello degli 86 mila dipendenti del gruppo Fiat. Dopo sette mesi di contrattazione le parti hanno trovato una mediazione sull’ultimo punto, la decorrenza dell’intesa: gli aumenti saranno applicati a partire dal primo febbraio. Non gennaio come volevano i sindacati, non marzo come chiedeva l’azienda.
L’accordo aumenta di 40 euro lordi al mese (calcolati sui minimi contrattuali) la precedente retribuzione. Inoltre a partire da aprile verrà applicato il nuovo premio di presenza che sarà di 120 euro lordi al mese e non più di 103 come il precedente. La differenza è che il nuovo premio è legato alle effettive ore lavorate e in molti casi, come negli stabilimenti dove gli impianti sono spesso fermi per cassa integrazione, non porterà in busta paga grandi incrementi ma solo pochi spiccioli. Dal computo delle presenze sono comunque esclusi i ricoveri ospedalieri, le maternità e le ore non lavorate per allattamento.
«In un periodo di crisi — ha commentato Roberto di Maulo, leader del Fismic — è un fatto positivo che vengano aumentate le retribuzioni e che questo avvenga in misura maggiore di quanto prevedono altri contratti come quello di Federmeccanica ». Proprio la scelta di far partire l’aumento di 40 euro a febbraio,
consente infatti all’accordo di erogare 480 euro entro il 31 dicembre prossimo mentre ai metalmeccanici dipendenti da aziende del sistema confindustriale andranno quest’anno aumenti complessivi per 455 euro lordi. «L’accordo è un buon accordo — ha sostenuto Raffaele Bonanni, leader della Cisl — e dimostra che anche in questa fase difficile si può contrattare. Tocca ora alla politica fare la sua parte per favorire gli investimenti».
Negativi invece i commenti della Fiom. Il nuovo responsabile auto dell’organizzazione di Landini, Michele De Palma, attacca a testa bassa: «La Fiat fa pagare ai lavoratori il premio di Marchionne». Più tecnico il commento del segretario torinese, Federico Bellono: «L’accordo è peggiorativo perché non prevede nemmeno l’una tantum erogata lo scorso anno anche ai cassintegrati». Positivo infine il commento della Borsa: per alcuni minuti, dopo l’annuncio della firma, il titolo di Torino è stato sospeso dalle contrattazioni per eccesso di rialzo e ha chiuso la giornata con un aumento del 5,53 per cento.
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