Fiamme e povertà , tre morti nel rogo

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Secondo i primi rilievi nel casolare diroccato c’era una stufa elettrica allacciata alla rete con un collegamento di fortuna. L’allarme è scattato ieri mattina quando i vigili del fuoco sono intervenuti sul luogo dell’incidente, via XXIV Maggio, una strada del centro a poche centinaia di metri dal Comune, nei pressi dell’isola pedonale di corso Mazzini. Entrando nei locali, dopo avere spento le fiamme, i vigili del fuoco si sono accorti della presenza di tre cadaveri carbonizzati e hanno avvertito le forze dell’ordine. Al primo piano dello stabile abbandonato (l’incendio è avvenuto nel magazzino) vive un altro uomo. È Adì, un giovane marocchino, che gli agenti hanno sentito subito dopo aver effettuato i primi rilievi. La sua testimonianza non è, tuttavia, risultata utile a capire le cause del rogo. «Ero ubriaco e stavo dormendo, non ho sentito nulla». Il luogo della tragedia è un vecchio casolare ridotto in stato di abbandono con le finestre rotte ed un portone in legno. All’interno, al piano terra, il pavimento è cosparso di bottiglie di birra, sacchetti della spazzatura e teli di cellophane usati dai senzatetto per proteggersi dal freddo. All’esterno, molta gente si è raccolta sbigottita. I movimenti antirazzisti hanno organizzato nel pomeriggio un sit in per manifestare solidarietà  alle persone che in città  vivono in condizioni estreme. Di loro nessuno ha parlato in campagna elettorale. Né i vecchi politici né quelli nuovi. Più facile sbraitare in piazza o smanettare in rete che occuparsi di tanti poveri cristi migranti.


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