Esplode la rabbia dell’India “L’Italia onori i patti”

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«COME avete potuto lasciar fuggire così due assassini?». Il sindacato dei pescatori del Kerala si raduna davanti al palazzo del governatore, a Trivandrum, bruciando i feticci del premier Singh e del fuciliere Girone. L’orgoglio ferito invade i siti dei quotidiani con commenti infuriati e delusi, assalta i blog e i social network. Il Bjp, l’opposizione induista di centro destra, accusa il governo di «collusione diplomatica» con l’Italia, di accordi stretti sulla pelle della povera gente. Il giorno dopo il gran rifiuto di restituire all’India i due marò, l’onda di protesta schiaffeggia il governo federale di New Delhi.
Era prevedibile, così come lo è l’inevitabile — e fino a ora cauta — reazione ufficiale: ieri il ministero degli Esteri indiano ha convocato l’ambasciatore Daniele Mancini, che aveva messo la firma sul patto d’onore che impegna la Repubblica Italiana a riportare i suoi fucilieri in India entro il 22 marzo, dopo un mese di “licenza” concessa per votare. Venti minuti di colloquio, poi Mancini esce senza commentare. Lo fa invece il ministero degli Esteri indiano, che dice di aver trasmesso «con estrema fermezza » il messaggio al nostro governo, e di aver ricevuto in cambio solo la promessa che l’ambasciatore riferirà  a Roma: i patti vanno rispettati, chiede Delhi, l’Italia deve riportare i marò in India.
Nessuna rottura ufficiale, nessun richiamo formale, per ora il governo indiano sceglie una linea morbida di fronte a un’opposizione che pretende ben altro: si parla apertamente di ridurre le delegazioni diplomatiche, e di possibili ritorsioni commerciali. Il premier indiano Singh dice che non voler rispettare i patti è «una mossa inaccettabile », ma per le opposizioni è «uno schiaffo» e una «presa in giro» e i pescatori del Kerala urlano «vergogna » in piazza attribuendo le responsabilità  proprio al governo di New Delhi. Il governatore Oommen Chandy — da sempre molto ostile all’ipotesi di non processare i marò in India — assicura che tenterà  tutte le mosse legali possibili per riportarli alla sbarra. Difficile, ma persino la Ue auspica «una soluzione nel pieno rispetto della Convenzione delle leggi internazionali e nazionali».
La «collusione diplomatica», quella che le opposizioni rinfacciano al governo indiano per aver lasciato partire i due marò per la seconda volta in pochi mesi, è un atto aperto di accusa su cui i giornalisti indiani sono a caccia. Gli inviati spediti in Italia quando esplose lo scandalo Finmeccanica sanno che il nostro governo è in scadenza e sospettano che non sia un caso la benevolenza di Delhi nel consegnare il passaporto ai fucilieri. Prima il processo tolto al Kerala e affidato alla meno ostica Delhi, poi due inedite licenze di lasciare il Paese nonostante pendessero accuse pesantissime di omicidio volontario… «Un bel regalo ai vostri politici a fine governo, no?», ironizza al telefono l’inviata di una televisione. Da subito la stampa indiana ha lasciato intendere che la contropartita fossero i segreti di Finmeccanica, da rivelare o da mantenere ben sepolti. Ora c’è chi sospetta che nella partita siano entrati anche i nuovi appalti. Quelli che forse l’Italia non otterrà  più.


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