Erdogan: “Il sionismo, crimine contro l’umanità ”
GERUSALEMME — Prime spine per il segretario di Stato americano John Kerry al suo esordio nei Paesi del Mediterraneo, costretto a “bacchettare” il primo ministro turco proprio al suo arrivo ieri ad Ankara. Al capo della diplomazia Usa è toccato prendere decisamente le distanze dalle frasi pronunciate dal premier Recep Tayyip Erdogan che ha definito il «sionismo un crimine contro l’umanità » durante un vertice Onu mercoledì a Vienna. Frasi, ha commentato Kerry durante una conferenza stampa con il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, che certamente rischiano di complicare gli sforzi di pace in Medio Oriente. «Non solo siamo in disaccordo, ma la troviamo da condannare», ha affermato Kerry. «Ho sollevato la questione con il ministro degli Esteri e la solleverò anche con il primo ministro», ha poi assicurato il capo della diplomazia americana.
Secca era già stata ieri la replica israeliana al discorso di Erdogan: parole «oscure e false, che credevamo appartenessero al passato della storia del mondo », aveva subito commentato il premier Benjamin Netanyahu. Mentre il portavoce del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha definito le parole del primo ministro turco «ingiuriose». Erdogan, il cui partito di governo ha le sue radici nel movimento islamico della Turchia, spesso critica le azioni di Israele contro i palestinesi, ma parla raramente contro il sionismo. Nel mese di novembre, ha accusato Israele di terrorismo di Stato e di un «tentativo di pulizia etnica» per l’assedio che isola la Striscia di Gaza dal mondo.
Toni che rischiano di oscurare il vero scopo della visita, che nelle intenzioni nel neo-segretario di Stato americano doveva anche servire a riaprire una possibilità di dialogo fra due dei suoi più importanti alleati nel Mediterraneo che fino a tre anni fa avevano ottimi rapporti anche nel campo della cooperazione militare. Nel 2010 la morte di otto militanti turchi durante un’operazione dei commando israeliani a bordo della nave turca Mavi Marmara che voleva violare l’embargo navale a Gaza — con la prima Freedom Flotilla— portò rapidamente al deterioramento dei rapporti fino all’interruzione delle relazioni diplomatiche.
Alle affermazioni di Kerry, ha replicato seccamente il capo della diplomazia turca Davutoglu: «Se Israele vuole sentire affermazioni positive dalla Turchia, ha bisogno di rivedere le sue posizioni, ha bisogno di rivedere il suo atteggiamento verso di noi, e ha bisogno di rivedere il suo atteggiamento verso il popolo palestinese e la colonizzazione della Cisgiordania».
Kerry nella capitale turca aveva sperato di trascorrere molto del suo tempo a discutere della crisi nella vicina Siria e di coordinamento con i turchi per aiutare l’opposizione siriana, invece che dirimere uno scontro fra due Paesi alleati strategici. Il deterioramento delle relazioni tra Israele e Turchia è una questione di profonda preoccupazione
per gli Stati Uniti che hanno, finora invano, cercato di spingere i due Paesi a tornare in rapporti amichevoli.
Quella in Turchia è per Kerry la prima tappa in un Paese islamico nel tour che lo ha già portato a Londra, Parigi e Roma. Il capo della diplomazia americana giunge nel Paese della Mezzaluna all’indomani della riunione sulla Siria a Roma in cui ha promesso aiuti «non letali» per 46 milioni di euro all’opposizione siriana e al suo Libero esercito. Dopo Ankara si recherà in Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar prima di tornare a Washington a metà della prossima settimana.
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