E nel Pdl si riaccende la speranza «Pd diviso, torneremo in gioco»

by Sergio Segio | 22 Marzo 2013 8:00

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ROMA — Adesso «è tutto nelle mani di Napolitano» e non resta che attendere quello che «farà  il presidente, che ha la nostra fiducia» dice Angelino Alfano. Appesi alla decisione del capo dello Stato, all’atteggiamento che terrà  il Pd nelle sue varie componenti, allo sviluppo di una partita difficilissima nella quale non hanno finora né segnato né tenuto il possesso palla, Berlusconi e i suoi sono certi almeno di una cosa: «La nostra posizione è chiara, corretta e responsabile: gli italiani ci capiscono».
Se questo è il punto di partenza, quello di arrivo è più nebuloso. Anche se un esponente della delegazione del Pdl, al termine delle consultazioni, confessa granitiche certezze: «Abbiamo avuto la conferma assoluta che Napolitano non procederà  nel dare l’incarico a persone che non hanno una sicura maggioranza in Parlamento. Quindi, riteniamo che si vada a un incarico esplorativo, e siamo molto soddisfatti dell’incontro con il capo dello Stato e del suo ruolo di garanzia».
Insomma, anche se con diversi accenti, nel Pdl l’ipotesi di un incarico a Bersani è considerata «molto difficile», per dirla con Gaetano Quagliariello, e quella di un mandato esplorativo al presidente del Senato Grasso «probabile», come conferma Anna Maria Bernini. Il che fa dire a Paolo Bonaiuti — in perfetta sintonia con il Cavaliere — che forse si potrebbe «aprire uno spiraglio, nonostante la situazione resti molto, molto difficile». Perché, se cade lo schema di Bersani di un governo solo con i voti dei grillini, il giro successivo si può cominciare a ragionare di ipotesi di esecutivo di emergenza, salute pubblica, scopo o come lo si voglia chiamare: «Nel Pd sono divisi — è il ragionamento di Berlusconi —. Adesso sono costretti a seguire Bersani, ma se la sua linea fallisce tutto può cambiare… Certo, si potrebbe anche finire al voto. Ma la volontà  di Napolitano di fare un governo è forte, e nel Pd molti la pensano come lui».
Per questo, con Napolitano i toni sono stati concilianti ma fermi: noi — è stato il discorso di Berlusconi — siamo disponibili a una maggioranza con il Pd, e non poniamo veti neanche su questo o quel nome. Ma è chiaro che quello che interessa è «il quadro generale»: ovvero il programma, che deve essere incentrato su economia e interventi immediati come «sblocco dei pagamenti alle imprese, rifinanziamento della cassa integrazione». E soprattutto le «garanzie», di due tipi: la prima, che non ci siano nei punti programmatici provvedimenti punitivi nei confronti del Cavaliere stesso. La seconda, che va discussa assieme al governo, che si elegga «di comune accordo un presidente della Repubblica garante di tutti, che anche sulla giustizia crei il clima giusto». Non c’è la richiesta di salvacondotto, che non esiste, e gli eventuali provvedimenti di grazia o amnistia potrebbero arrivare solo a condanne comminate, ma insomma — spiega un big del Pdl — «un atteggiamento come quello tenuto da Napolitano nelle ultime settimane è quello che ci attendiamo dal nuovo presidente…».
Per questo, anche l’ipotesi teorica di un governo Grasso è presa in considerazione, nonostante nel partito ci sia chi, come il neovicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, già  promette guerra: «Lui si dimezza lo stipendio? Pensasse piuttosto a rinunciare alla pensione di 10 mila euro che prende dallo Stato, un bel doppio stipendio…». Ma insomma, al di là  delle asprezze, confessa uno dei big di via dell’Umiltà  che «Grasso potrebbe essere anche garante di un accordo sulla giustizia, se davvero riuscissimo a siglarlo. I nomi non sono un ostacolo a priori». Certo, bisogna capire quale sarà  il clima generale nei prossimi giorni. E contribuire a non incendiarlo. Per questo la manifestazione di domani a Roma del Pdl sta già  cambiando segno: da una sorta di grido anti toghe rosse a un coinvolgimento della piazza sullo slogan «tutti con Silvio per un’Italia nuova» per parlare di economia, lavoro e crisi. Sempre che nelle ultime ore non precipiti la situazione.

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