Draghi: «Italia, non c’è rischio contagio»

by Sergio Segio | 8 Marzo 2013 8:37

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FRANCOFORTE – «L’Italia, come gli altri Paesi europei, deve proseguire nelle riforme strutturali e nel risanamento dei conti pubblici», perché questa è «l’unica strada per ripristinare la crescita», ha sostenuto ieri Mario Draghi nella conferenza stampa della Banca centrale europea, spiegando che in questo modo «scenderebbero gli spread, si avrebbero tassi più bassi sui prestiti e quindi più crescita e posti di lavoro». Inoltre il presidente della Bce è intervenuto anche rassicurando sui risultati elettorali italiani, dai quali i mercati sono «meno impressionati» di quanto siano media e politici, perché capiscono che si tratta di un percorso democratico. E d’altra parte, ha proseguito Draghi, «molti dei processi di risanamento continueranno ad andare avanti con il pilota automatico». Infatti, «l’entusiasmo ora è rientrato al livello precedente». Mentre il contagio ad altri Paesi «è stato attutito».
Ma il presidente della Bce ha lanciato anche un altro segnale molto forte. Pur lasciando invariati i tassi di interesse allo 0,75%, Draghi ha garantito che «la politica monetaria rimarrà  accomodante fino a che sarà  necessario», e che «manterremo la liquidità  illimitata fino a che servirà ». Riforme, risanamento e politica monetaria espansiva, insieme alla crescita dell’economia globale e delle esportazioni, permetteranno un «recupero graduale» dell’eurozona, attualmente ancora «molto debole». Mentre il clima continua a rimanere «fragile».
E quindi Draghi ha «passato la palla» ai governi affinché spronino la crescita con le riforme, ribadendo ancora una volta che la Bce è pronta ad attuare il programma di acquisto di titoli sovrani Omt.
Ma che quest’ultimo deve essere attivato dai governi, con una condizionalità  precisa «necessaria ma non sufficiente» a far partire il programma. Le parole di Draghi, interpretate come una rassicurazione che la Bce farà  tutto il possibile, nel quadro del suo mandato, hanno spronato i mercati borsistici, e anche Piazza Affari ha chiuso in rialzo dello 0,3%, mentre lo spread fra Bund e Btp era in graduale calo a 311 punti base.
E se ieri i governatori europei hanno lasciato invariati i tassi di interesse a quota 0,75%, Draghi ha lasciato aperta la porta a un ribasso del costo del denaro, peraltro «discusso» ieri nella riunione del Consiglio direttivo, ma «senza trovare il consenso» (la maggioranza) necessario. Anche se continua a «monitorare molto da vicino» la situazione.
E anche l’euro, pur in risalita sulle parole di Draghi a quota 1,3107 dollari, è ancora più debole di settimane fa. E viene monitorato come fattore «molto importante per la crescita e l’inflazione», anche se la Bce «non persegue un obiettivo del tasso di cambio». Ma a questo livello secondo gli esperti aiuta la congiuntura e la Bce non ha bisogno di intervenire sui tassi.
Finora, le previsioni di inflazione sono rimaste costanti rispetto a dicembre — all’1,6% per il 2013 e all’1,3% per il 2014 — mentre lo staff ha ridotto leggermente le stime di calo della crescita fra -0,9% e -0,1% nel 2013 e fra lo 0 e il 2% per il 2014. Un peggioramento visibile, del resto, nel calo inatteso dell’export e degli ordinativi all’industria tedesca, pari all’1,9%. Ma secondo i «dati recenti», Draghi ha spiegato che l’economia dovrebbe cominciare a «stabilizzarsi» dal primo trimestre, anche se permangono «rischi al ribasso».
Per questo è «cruciale» che i governi, proseguendo nel risanamento dei conti, adottino «un’agenda estesa di riforme strutturali», per risolvere la «grande tragedia» della disoccupazione giovanile. Ma le preoccupazioni di Eurotower si concentrano anche sulla stretta del credito e sulla frammentazione dei mercati, che frenano la trasmissione della politica monetaria in Eurolandia. D’altra parte, un segnale di maggiore fiducia si legge anche nei 228 miliardi di euro restituiti dalle banche dai maxi-prestiti da 1.018 miliardi ricevuti fra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.
Inoltre, sul «giallo» di una possibile uscita della Bce dalla Troika (insieme a Commissione e Fmi), nei Paesi in difficoltà  Draghi ha risposto che «funziona molto bene» e che è «stata pensata per gestire una situazione di emergenza come questa».

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