Così la valle si scopre di lotta e di governo

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Un giovane – trent’anni scarsi, la spilletta con scritto «A sara dura» e un inconfondibile accento del sud – tira giù il finestrino, allunga la mano e stringe quella di Marisa Meyer, le dice «lei è come Ghandi». Marisa, pensionata valsusina di 68 anni, lo scorso anno si incatenò per tre ore ai cancelli. «Io, lì dentro non entro, non voglio vedere lo sfacelo – sottolinea – ma è giusto che lo facciano questi parlamentari». E, così, il misterioso cantiere del tunnel esplorativo, circondato dal filo spinato, è stato svelato: «Resta una vergogna. Tutta questa militarizzazione non ha senso. Non è un cantiere, è un fortino» tuona Alberto Perino, leader storico della lotta, che li ha accompagnati.
Nel pomeriggio, una folla davvero oceanica, decine di migliaia di persone (ottantamila per gli organizzatori), invade, sotto la pioggia battente, le strade della Val di Susa, da Susa a Bussoleno. Famiglie con bambini – alcuni travestiti da trenini – ragazzi e pensionati, una marcia eterogenea e lunghissima, aperta dallo striscione «Difendi il tuo futuro». Ambientalisti, Fiom e sindacati di base, centri sociali, bandiere dei partiti di sinistra e tantissime spille a Cinque Stelle appuntate sulle giacche. «Una manifestazione che chiede cambiamento, nessun governo può andare contro questo popolo anzi ne deve raccogliere la spinta» sintetizza Giorgio Airaudo, uno dei dodici parlamentari di Sel in visita alla Maddalena; i deputati e senatori del M5S sono, invece, sessanta, capitanati da Vito Crimi, capogruppo al Senato, che lancia la «richiesta di una commissione d’inchiesta» sulla Tav. «Sempre più certi che possa venire bloccato» aggiunge il senatore valsusino Marco Scibona. «Spesa insopportabile» concorda Sel.
I parlamentari sono scesi fino a quei 40 metri scavati nella roccia, verso quella che considerano un’inutile devastazione. Tecnici del movimento hanno messo in difficoltà  quelli di Lyon Turin Ferroviaire (Ltf), ancora sprovvisti del progetto esecutivo. Alberto Airola, senatore torinese del M5S, si è avvicinato ai poliziotti che difendono il sito: «Siamo qui anche per liberare voi». Oltre a Perino, presenti alla visita al cantiere gli esponenti No Tav Luca Abbà  e Lele Rizzo, che, a fine manifestazione, ha descritto «il fortino come un set cinematografico dove i ruoli non si riconoscono», aggiungendo: «Abbiamo preso le misure per smontarlo». Alla Maddalena è arrivato solitario anche Stefano Esposito, senatore Pd ultrà  Sì Tav, che ha lanciato una provocazione ai grillini: «Se votate la fiducia al governo, blocchiamo la Tav». Dura risposta di Ivan Della Valle, M5S: «Non facciamo inciuci con chi ha rovinato il Paese negli ultimi 20 anni».
Poche ore dopo, un fiume festoso di ombrelli e striscioni ha travolto ogni polemica raccontando il movimento nel suo aspetto più popolare e trasversale. «Una manifestazione così grossa non l’avevo mai vista» ha detto Perino. Solo una contestazione a Crimi, da parte di militanti Usb al grido: «Siamo tutti antifascisti». Dietro alle mamme e ai bambini, i gonfaloni di comuni piemontesi, di Napoli e di Corciano (Viterbo), qualche politico o sindacalista fuori dal Parlamento (Ferrero e Cremaschi), i No Tav francesi e quelli contro il Terzo Valico, i No Muos e i sindaci avvolti dal tricolore: «All’Italia non serve un grande cantiere per un’opera inutile – è il commento di Nilo Durbiano, sindaco di Venaus – ma tante piccole opere».


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