Copasir e Vigilanza, i nuovi fronti dei 5 Stelle

by Sergio Segio | 22 Marzo 2013 8:01

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ROMA — Un partito di lotta e di Palazzo. Un partito — anzi, un Movimento — che prosegue nell’opposizione contro tutto e tutti, in una contrapposizione frontale che rende inutile qualunque rincorsa degli avversari (ogni proposta di taglio avrà  un rilancio al ribasso). E che vuole continuare nella luna di miele con il popolo grillino: tanto che Beppe Grillo dovrebbe intervenire di persona, con altri parlamentari M5S, al corteo in Val di Susa di sabato contro la Tav. Ma il Movimento 5 Stelle vuole anche penetrare a fondo nelle istituzioni, entrare nelle stanze dei bottoni, sedersi nelle vituperate poltrone e provare a cambiare volto alla «casta». Una «costituzionalizzazione» che sarebbe bilanciata dalla controffensiva contro il (possibile) governo Pd-Pdl. Esecutivo che consentirebbe ai grillini di mantenere la purezza degli oppositori, gridando all’ennesimo inciucio, conferma definitiva che il Pd è un «Pd meno elle» e che i partiti «sono tutti uguali». Del resto, Grillo lo dice a Servizio Pubblico: «Pd e Pdl faranno un accordo, hanno sempre governato nell’ombra». Lui non ci starà : «Con Casaleggio abbiamo dato fuoco alle polveri che stanno cambiando il mondo. Questo Paese è fallito: e ora vogliamo essere più ricchi o più felici? Facendo a modo nostro saremo più poveri per i prossimi 4-5 anni, ma senza dubbio più contenti».
In realtà  il Movimento non è pronto a prendere il governo del Paese e Grillo lo sa benissimo. Molto meglio osservare dall’alto e fare i cani da guardia del Palazzo. Per questo ieri in molti premevano per avere i questori, anzi i questori=controllori, come da cravatta sfoggiata da Paolo Bernini. Laura Castelli, la candidata della Camera, avanza un dubbio: «Come mai Dini e Pisanu non ci vogliono? La verità  è che facciamo paura. Perché vogliamo controllare anche le caramelle e vogliamo capire che tipo di caramelle ci sono là  dentro». Alla fine viene eletto un questore a 5 Stelle, ma solo al Senato, Laura Bottici. «Decisione gravemente insufficiente», dice il deputato Alfonso Bonafede.
Tra le richieste dei capigruppo, portate ieri al Colle, c’è anche la richiesta delle commissioni Vigilanza Rai e Copasir. La prima, per mettere le mani su un organo che sovrintende alla tv pubblica (che tra l’altro si vuole ridurre a una sola rete, «senza pubblicità  e indipendente dai partiti»). Ma non solo. Si sa che i grillini hanno un rapporto conflittuale con i media. Crimi ieri l’ha detto con parole sue: «I giornalisti mi stanno veramente sul cazzo». E Grillo: «La stampa cambi o per me non esiste». Non sono gradite mediazioni che non siano l’apparente neutralità  della Rete e dello streaming (usato però in modo parziale ed episodico). Ma si conta soprattutto sulla presidenza del Copasir, il Comitato per la sicurezza, con sedute e atti spesso vincolati da un rigido segreto. E come dice Giulia Sarti: «Avere il Copasir ci consentirebbe di aprire commissioni d’inchiesta per provare a risolvere molti dei misteri italiani».
Parte della strategia è l’enfatizzazione della forza dei 5 Stelle. «Siamo il primo partito», rivendicano i capigruppo al Colle: «Non ci sono state date neanche le presidenze delle Camere, oggetto di mercanteggiamento tra i partiti». In realtà , considerando i voti all’estero, il primo partito è il Pd. Ma la sottolineatura serve per rivendicare poltrone e potere. Una l’hanno ottenuta, quella del vicepresidente della Camera, che ha il volto pulito e la cortesia di Luigi Di Maio, ventiseienne studente di Giurisprudenza («sono a metà  esami, continuerò con lezioni online»), entusiasta della Boldrini, ossequioso con il capo dello Stato, ma anche rispettoso del codice anti casta: «Rinuncerò alle indennità . Auto blu? Sono il male assoluto. Se mi vedete sopra, linciatemi».

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